Storia
La chiesa dei SS. MM. Giorgio e Caterina dei Genovesi
La chiesa dei SS. MM. Giorgio e Caterina dei Genovesi fu edificata nel 1958 alle pendici di Monte Urpinu. Essa fu eretta in sostituzione della primitiva chiesa costruita nel XVI secolo dall’Arciconfraternita dei genovesi di Cagliari e distrutta completamente da una bomba alleata il 13 maggio del 1943. Essa sorgeva nell’antica Sa Costa, l’odierna Via Manno, dove sorgono oggi i magazzini di Zara. Una lapide, apposta in alto a destra dell’ingresso di Zara, ricorda l’antico oratorio. La nuova chiesa, già dichiarata parrocchia nel 1964, fu consacrata dall’arcivescovo Paolo Botto il 23 novembre del 1967. L’edificio moderno, molto diverso dall’antica chiesa, fu progettato dagli architetti Marco Piloni e Francesco Giacchetti seguendo uno stile alquanto innovativo. Il complesso presenta una base ottagonale sulla quale si innalzano le suggestive arcate ellissoidali che racchiudono quattro grandi vetrate policrome (di 120 metri quadri ognuna) opera di Rolando Monti. L’artista utilizzò la tecnica del mosaico per raccontare la passione di Cristo, producendo un suggestivo effetto di luci. Le pareti sono decorate con le pitture ad olio di Dino Fantini rappresentanti vari soggetti: la “Madonna che protegge Genova”, “il martirio di Santa Caterina”, “San Giorgio che uccide il drago” ed “i confratelli in abito da cerimonia” mentre osservano il progetto della nuova chiesa sulle rovine dell’antica. Della originaria chiesa di Via Manno rimangono: sul frontone d’ingresso, lo scudo della Serenissima Repubblica di Genova con croce rossa su sfondo bianco, sorretto da due grifi alati, metà aquile e metà leoni; alla base, su una striscia di marmo forgiata a nastro, è inciso il motto della repubblica ligure: LIBERTAS. Anche nella antica chiesa le armi della città di Genova erano collocate sul portale d’ingresso. Sempre all’ingresso, ma dal lato interno, è murata anche la lapide che riporta l’anno della posa della prima pietra della chiesa originaria: il 1599. Della chiesa primitiva l’interno conserva, inoltre, i lampioni di legno dorato, appoggiati ai pilastri, che i confratelli portavano in processione; il crocifisso ligneo, collocato sull’altare maggiore, che era condotto anch’esso in processione, opera di scultore genovese allievo di Anton Maria Maragliano, risalente al 1700. La croce, con i canti decorati in argento, risale invece al 1740. Un altro elemento recuperato dalla distrutta chiesa è il tabernacolo di marmo con porticina in argento del XVII secolo. Un’altra preziosa reliquia è conservata nella cappella dedicata alla Vergine di Adamo, la prima a sinistra del presbiterio. Si tratta di una piccola statua in corallo raffigurante la Madonna del mare che fu curiosamente ritrovata dal capitano genovese Adami o Adamo (da cui poi derivò il nome di Madonna di Adamo), tra le valve di una nacchera (un mollusco marino). La statuina è custodita dentro una raggiera, abbellita da pietre preziose, realizzata da Federico Melis. Il culto verso questa piccola raffigurazione della Vergine era molto vivo all’epoca dell’erezione della prima chiesa, dove la statuetta era custodita, gelosamente, nel tabernacolo della cappella della Pietà. “Quello che rende celebre e popolare questa cappella tutta di marmo, raccontava lo Spano nella sua Guida, è una statuetta della Vergine col Bambino che religiosamente si custodisce nel Tabernacolo, ed alla quale il popolo ha molta devozione. D’essa fu trovata in mare, e dentro le valvole di una nacchera, da un Capitano genovese chiamato Adami, da cui è venuto il titolo della Vergine di Adamo. Nello sportello del tabernacolo si vede un piccolo dipinto molto prezioso sul rame, rappresentante la statuetta in discorso, ed un bastimento in lontananza per memoria del fatto”. Alla piccola immagine erano attribuiti molti miracoli ed infatti, la devozione popolare per la Madonna di Adamo era molto diffusa e non solo in città. Da diverse parti della Sardegna, molti fedeli si recavano in pellegrinaggio nella chiesa della Vergine di Adamo (così essi chiamavano la chiesa intitolata ai SS. MM. Giorgio e Caterina dei Genovesi di Cagliari) per chiedere una grazia alla Madonnina. Sotto l’altare della stessa cappella, retto da un’antica colonna salvata dalla chiesa di Via Manno, vi è una roccia del Montegrappa donata dagli alpini per commemorare i caduti della Sardegna. La prima cappella a sinistra dell’ingresso contiene il fonte Battesimale. La prima cappella a destra dell’ingresso, è dedicata agli aviatori e alla loro protettrice, la Madonna di Loreto.