Felice Pasqua nel Signore!
Per il mattino di Pasqua
Io vorrei donare una cosa al Signore, ma non so che cosa.
Andrò in giro per le strade zufolando, così, fino a che gli altri dicano: è pazzo! E mi fermerò soprattutto coi bambini a giocare in periferia, e poi lascerò un fiore ad ogni finestra dei poveri e saluterò chiunque incontrerò per via inchinandomi fino a terra.
E suonerò con le mie mani le campane sulla torre a più riprese finché non sarò esausto. E a chiunque venga – anche al ricco – dirò: siedi pure alla mia mensa, (anche il ricco è un pover’uomo).
E dirò a tutti: avete visto il Signore? Ma lo dirò in silenzio e solo con il sorriso.
Io vorrei donare qualcosa al Signore, ma non so che cosa.
E non piangerò più non piangerò più inutilmente; dirò solo: avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio e solo con un sorriso poi non dirò più niente.
David Turoldo
È veramente risorto, Alleluia!
È la Pasqua del Signore! La festa dei folli. Festa in cui ogni codice umano salta, ogni logica mondana è sconvolta. E i potenti, rovesciati dai troni, lasciano il posto ai poveri; i grandi, sbalzati dai loro scranni, fanno spazio ai bambini. Dinanzi ad essi è il Signore in persona che si china, fino a terra. Per baciare piedi, asciugare lacrime, custodire smarrimenti. Oggi le periferie si ritrovano al centro, nel cuore di Dio; e le lacrime, oh le lacrime!, si mutano in canto.
Festa della fragilità che diviene potente, della pietra scartata, che ora è testata d’angolo. Festa della morte che si cambia in vita piena, eterna, sovrabbondante. Festa del Dio dal volto umano e dell’uomo in cui ora rintracciamo il vero volto di Dio. Festa – quest’anno – anche di papa Francesco, giunto dalla fine del mondo con il suo buonasera! per chinarsi dinanzi a ciascuno di noi, per rammentarci il dovere della gioia e la meraviglia della tenerezza di Dio. Tenerezza che chiede a noi l’impegno della custodia.
Custoditevi l’un l’altro… e custodite, per favore, il creato.
Queste le parole nuove di papa Francesco, che ricordano il senso dell’antica alleanza nata attorno alla mensa: nel condividere insieme, torniamo ad essere fratelli e figli. Condividere un pane, un incontro, un cammino. Ma anche condividere la cura per l’umano, troppo spesso umiliato e ferito, e del divino che attraverso di esso si fa presente.
Poiché chi vuole incontrare Dio, potrà farlo solo incontrando i fratelli, immergendosi nel mondo degli uomini e delle creature tutte (e come non tornare a intonare nel cuore, allora, quel Cantico che il primo Francesco ci ha donato, in cui tutto era già detto come felice profezia…).
E, da ultimo, custodire il silenzio. Imparare a cantare con il sorriso, che è l’arma dei semplici, dei piccoli, di chi è davvero nella pace. Dismettere le parole abusate e stanche, che oggi denunciano l’impotenza di narrare il nuovo che avanza, per restare finalmente in ascolto. Del vociare dei bimbi e delle campane di padre David, che annunciano da lontano che, sì, è veramente risorto, Alleluia!
Alleluia. Cristo è Risorto. Sì, è veramente Risorto.
Felice e Santa Pasqua!