Incontro di Preghiera “Parrocchia SS. MM. Giorgio e Caterina”
“Venite voi tutti che siete affaticati
e oppressi e io vi ristorerò”.
“Venite in disparte in un luogo solitario
e riposatevi un poco”
Lazzaro, vieni fuori!
G= guida S= solista L= lettore T= tutti
G. Presto sarà Pasqua, che cosa ci aspettiamo tutti noi da Cristo, morto e risorto per noi?
Auguriamoci che ci doni la fede, una fede così forte in lui; che ci faccia vivere e operare contando non sulle nostre possibilità e sui nostri mezzi umani, ma sulla potenza dello Spirito di Dio, che vive in noi. Guidati da lui, diffondiamo anche intorno a noi la vita nuova; solo Dio può ridare la vita all’uomo che si è ridotto a una condizione di morte per causa del peccato. Risorti con Gesù dalla morte del peccato, per opera dello Spirito vivificante infuso in noi nel battesimo, alimentiamo e perfezioniamo con i sacramenti la nostra unione a Gesù-vita; e con lui andiamo verso il Padre, animati dal soffio dello Spirito.
Il sacerdote che presiede dà inizio all’incontro di preghiera: “Nel nome del Padre , del Figlio e dello Spirito Santo. T. Amen
Canto: Ascolterò la tua parola – pag. 2
G. La risurrezione di Lazzaro è, nella vita di Gesù, il miracolo determinante e rivelatore per eccellenza. È l’evento in cui Gesù proclama, con l’opera e con le parole, risurrezione e vita e chiede a Marta – e a tutti gli uomini – un atto di fede in lui. Il nostro Dio è il Dio della vita: il Dio che comanda anche alla morte.
(S) Dal vangelo secondo Giovanni
Era allora malato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella…Le sorelle mandarono a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. Quand’ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. Poi, disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!»… Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro… Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo»…
Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: «Dove l’avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?».
Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.
G. Davanti a Gesù nel sepolcro
Tutti
Degnati, Signore, di venire alla mia tomba, e di lavarmi con le tue lacrime:
nei miei occhi inariditi non ne dispongo tante da poter detergere le mie colpe!
Se piangerai per me io sarò salvo. Se sarò degno delle tue lacrime,
eliminerò la tristezza ed il dolore di tutti i miei peccati.
Se meriterò che tu pianga qualche istante per me, mi chiamerai dalla tomba di questo corpo e dirai: «Vieni fuori», perché i miei pensieri non restino nello spazio angusto di questa carne, ma escano incontro a Cristo per vivere alla luce; perché non pensi alle opere delle tenebre ma a quelle del giorno: chi pensa al peccato cerca di richiudersi nella sua coscienza.
Signore, chiama dunque fuori il tuo servo: pur stretto nei vincoli dei miei peccati,
con i piedi avvinti e le mani legate, e pur sepolto ormai nei miei pensieri e nelle opere morte,
alla tua voce io uscirò libero e diventerò uno dei commensali al tuo convito.
La tua casa sarà pervasa di profumo, se custodirai quello che ti sei degnato di redimere.
Signore Gesù, io voglio vivere sempre in te, io voglio stare sempre con te.
Sii tu sempre la Vita della mia vita. Amen
G. Adorazione silenziosa
G. Se nel tempo della Quaresima e oggi, Giovedì santo, abbiamo ascoltato veramente la Parola di Dio e l’abbiamo accolta come un dono, essa ci avrà certamente convinto di peccato.
L. Se non ci siamo ribellati o giustificati davanti alla Parola che con crudezza ci mette innanzi i nostri peccati, oggi abbiamo la certezza di essere morti «a causa del peccato» che ha ucciso in noi l’Autore della vita, distrutto l’Amore di Dio, cacciato lo Spirito Santo. Nel nostro spirito siamo dei morti e questo spiega il perché di tante inquietudini, di tante ribellioni. A noi, morti per il peccato, il Signore dice per bocca del profeta Ezechiele:
(S) «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio… Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri…
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete… L’ho detto e lo farò».
G. Le ossa riprendono vita per l’azione dello Spirito. La visione del profeta non è solo un’immagine simbolica dell’insperata restaurazione del popolo d’Israele, ma ha il tenore di un annuncio che va oltre la storia: una profezia che anticipa la risurrezione finale.
Il Signore, che è fedele, viene a fare questo in quanti credono alla sua Parola e alle sue promesse già realizzate nel tempo per mezzo del Figlio suo Gesù Cristo risuscitato dai morti. Lo stesso apostolo Paolo ci assicura:
(S) «Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali
per mezzo del suo Spirito che abita in voi».
G. Accettiamo, dunque, di essere peccatori, e dal nostro profondo invochiamo il Signore e, se dopo il nostro primo grido non risponde subito…
(S) «se indugia, attendi, perché certo verrà e non tarderà!» (Ab 2,3)
G. In questa attesa dobbiamo ricordarci che la nostra madre Chiesa, come le sorelle di Lazzaro, sta già pregando e intercedendo e ci raccomanda a Gesù dicendo:
(S) «Signore, ecco, il tuo amico è ammalato».
G. E Gesù attende. Perché attende? Perché tu e io ci rendiamo conto della gravità della malattia; che il peccato non è una sciocchezza; che il peccato non è un’invenzione! Il peccato è veramente un male che porta alla morte dell’essere, alla corruzione, per cui l’uomo ha bisogno di una tomba, di chiudersi in sé, di mascherarsi. Ma Gesù è «la risurrezione e la vita» e dice a ciascuno di noi:
(S) «Chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno.
Credi tu questo?».
G. Forse non lo crediamo! Ed è per questo che siamo ancora nella tomba! Ma la Chiesa ci viene in aiuto e dice per noi:
(S) «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo»
G. e conduce Gesù presso la nostra tomba: lì dove noi soffriamo, lì dove è nascosto il nostro vero peccato.
(S) Credere è accoglierti, o Cristo, nella mia vita, è fidarmi di te con totale abbandono,
è darti spazio, dentro, senza riserve.
Tutti
Credere è rinascere, nuovi, ogni mattina,
lasciarsi stimolare dalla tua Parola e scavare e spogliarci senza paure.
(S) Credere è dilatarsi a fondo nella fiducia sapendo con certezza che sei il Dio presente
non il «motore-immobile» astrale e lontano.
Tutti
Credere è la certezza che niente ti è impossibile e che sei venuto a liberare me prigioniero,
a salvare ciò che in me era perduto.
Canto: Eccomi, eccomi –pag. 15
G. Gesù dice: «Togliete la pietra!».
(S) «Signore, già manda cattivo odore». È un peccato orribile, nessuno lo deve conoscere,
è nascosto lì da tanti anni! «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?».
«Togliete la pietra!».
L. Venga pure fuori il peccato; si veda pure la sua malvagità; si riconosca pure la sua forza nel dare la morte e nel distruggere! Allora si vedrà che Dio è più forte del male, del peccato e della morte!
La Chiesa, mediante la proclamazione della Parola di Dio, toglie la pietra del tuo sepolcro perché tu confessi il peccato che ti ha portato alla morte e contemporaneamente Cristo, dopo aver pianto nel vedere la distruzione causata in te dal peccato, ti chiami per nome e ti dica: «Vieni fuori!».
(S) Vieni fuori dalla tua tomba, dalle tue tenebre, dalle tue piccole sicurezze,
vieni fuori dai tuoi pregiudizi, dai tuoi schemi, dai tuoi egoismi. Vieni fuori, fratello che leggi,
veniamo fuori dalle nostre oscurità, lasciamoci rivivere. Vieni fuori da tutto ciò che di freddo e di buio abita in te. Crediamo, finalmente, lasciamoci raggiungere, infine.
Tutti
Volendo vedere la tomba di Lazzaro, o Signore, tu che ti preparavi ad abitare la tomba, hai chiesto «dove l’avete messo?», ed impari quel che sapevi, gridi a colui che ami: «Lazzaro, vieni fuori!». Quello che era spirato obbedì a te, Signore, che doni ad ogni uomo il respiro. O Signore, era morto da quattro giorni e sei venuto alla sua tomba chiusa, hai versato le tue lacrime su Lazzaro, perché il tuo amico malato era morto.
Benedetto sei tu, Signore, amico degli uomini, abbi pietà di noi.
G. Cristo oggi ci risuscita dalla morte del peccato e ci affida alla Chiesa dicendole:
(S) «Scioglietelo e lasciatelo andare».
Tutti
Con la tua voce, Signore, la morte fu legata, Lazzaro venne sciolto dalle sue bende di morte.
I tuoi discepoli, vedendo questo, sono gioiosi, e si riempie la loro bocca di un inno di festa:
Benedetto sei tu, Signore, amico degli uomini, abbi pietà di noi.
È Cristo che ci ridona la vita, ma affida alla Chiesa il compito di perdonare i peccati:
(S) «A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi»
(Gv 20,23).
G. Non temere, fratello, di riconoscere che sei «morto a causa del peccato»; lascia che la Chiesa metta in luce, per mezzo della predicazione, il tuo peccato: Cristo ti risusciterà! Ma, bada bene, non basta! Lazzaro uscì dalla tomba «con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario» ed ebbe bisogno di essere sciolto e liberato. È Cristo che risuscita, ma occorre anche che la Chiesa, mediante il sacramento della Riconciliazione, sciolga e ridoni la libertà.
Obbediamo al Signore e rivivremo e potremo riprendere il gioioso cammino verso Cristo nostra Pasqua.
G. Adorazione silenziosa
(S) La tua voce, Signore, ha distrutto la morte, la tua potenza guarisce chi è malato,
la tua Parola fa risorgere dai morti e Lazzaro è la premessa della nostra salvezza.
Benedetto sei tu, Signore, amico degli uomini, abbi pietà di noi.
Tutti
Tutto è possibile a te, Signore, amico buono, dona ai tuoi servi il perdono dal peccato,
stendi su di noi la tua misericordia, guarisci col tuo amore ogni uomo malato.
Prendendo con te i discepoli, o Signore, ti sei avvicinato alla tomba di Lazzaro morto,
e lo hai chiamato per nome alla vita, lo hai risvegliato da un sonno pesante,
ed egli uscì dalla tomba alla tua parola, con bende da morto di quattro giorni e gridava:
Benedetto sei tu, Signore, amico degli uomini, abbi pietà di noi.
(S) Godi, città di Betania, terra di Lazzaro, godete, Marta e Maria, sue sorelle,
domani viene il Cristo per dare la vita, scioglie ogni uomo dalle sue bende di morte e peccato.
Tutti
Benedetto sei tu, Signore, amico degli uomini, abbi pietà di noi.
Canto: Solo chi ama – pag. 44
G. Tante voci, troppe, parlano di morte. Cristo e i cristiani, parlano di vita, di risurrezione.
L. Più la morte moltiplica i suoi tentacoli e i suoi prodotti, più il cristiano deve annunciare in se stesso la vita, quella di Cristo.
(S) «Rivivrete»:
la parola che ogni uomo, di fronte all’enigma della morte – tragedia e castigo –
ama sentirsi ripetere con autorevolezza.
G. Alla civiltà della morte il cristiano deve opporre costantemente la civiltà della vita. Il nostro è il Dio della vita, il «Dio dei viventi».
(S) Cristo è la vita: «lo sono la risurrezione e la vita». Ci crediamo?
Accogliamo questa vita con autenticità e verità?
G. Il Battesimo è l’inizio di vita nuova. Essa avrà il suo culmine nella resurrezione anche fisica. È presente e manifesta in noi questa vita? I sacramenti – specie Battesimo, Riconciliazione ed Eucaristia – sono continui germi di vita che vengono deposti nel nostro essere. Come li viviamo?
Risurrezione di Lazzaro, risurrezione di Cristo, risurrezione del cristiano: siamo interpellati, non possiamo escluderci. Bisogna dare una risposta, impegnarci in una accoglienza…
(S) «Molti dei Giudei… credettero in lui»: hanno visto dei segni ed è nata la fede.
G. Il primo di questi «segni»: la risurrezione di Cristo.
(S) «Se credi vedrai la gloria di Dio»
G. L’insistenza del tema della fede nell’itinerario quaresimale e nel Triduo pasquale ci aiuta ad avviare un recupero della dimensione misterica della vita. Ma, mentre noi aspettiamo i «segni» per credere, Dio aspetta la nostra «fede» per compiere i «segni»: quale strada vogliamo imboccare?
La fede deve illuminare la tragedia della morte. Chi ha fede deve lavorare per sconfiggere la morte in ogni caso e in ogni senso. È un impegno al quale il cristiano non può sottrarsi. «Credo la resurrezione della carne» e la vita eterna: un articolo di fede da rispolverare.
(S) Non c’è nulla di più irreparabile della morte, non c’è nulla, Signore,
che ci lasci così impotenti e smarriti, tristi ed avviliti. Perché la morte ci strappa una persona cara,
ci impedisce la comunione con lei, ci sottrae il suo volto e le sue parole.
Anche tu, quel giorno, Gesù, hai provato dolore e hai pianto,
anche tu hai sperimentato la ferita bruciante che la morte apre nella nostra anima.
Ma se tutto dovesse andare così, se non ci fosse altro rimedio e altra speranza,
e fossimo in balia della morte e del suo potere, non ci resterebbe altra strada
che quella del disincanto e della disperazione, una strada senza via d’uscita.
Tutti
No, Gesù, tu sai bene che è per questo che il Padre ti ha mandato. Tu sei venuto a portare una fiducia nuova: l’amore del Padre è più forte di qualsiasi morte che ci aggredisce, di qualsiasi morte che ci strazia. Così tu fai rimuovere la pietra del sepolcro. Tu liberi Lazzaro, lo restituisci alla vita e in lui ci offri un segno del tuo dono, di quella vita nuova che diventa pace e pienezza eterna.
Non importa se tu stesso, a mani nude, dovrai lottare contro la morte. Non importa se tu stesso dovrai passare attraverso la sua oscurità paurosa: sarà l’amore di Dio a dire l’ultima parola,
la morte ha ormai le ore contate.
Canto: L’amore del Padre – pag. 59
Omelia
Preghiera: Intercessioni dei Vespri del Giovedì e del Venerdì santo dal Salterio proposte da più lettori
Padre Nostro
G. Una pietra si è mossa, è entrato un raggio di sole, un grido d’amico ha percosso il silenzio, delle lacrime hanno bagnato le bende. Ciò è accaduto per palesi, pubbliche, sconvolgenti ragioni d’amore: la resurrezione è possibile per le lacrime di Dio. Perché il Signore prova dolore per il dolore del mondo, perché il suo amore per l’amico non accetta di finire.
(S) Se tu fossi stato qui nostro fratello non sarebbe morto. Se Tu sei con me, la notte non verrà.
Parole gridate da Gesù sulla soglia della morte: Dio mio perché mi hai abbandonato,
perché non sei qui con me? Nel giorno delle lacrime Dio sembra essere lontano. Il suo ritardo pesa.
Tutti
Quattro giorni pesò su Marta e Maria. Eppure Lui è qui, eppure siamo noi il cielo di Dio.
Lui è qui, non come esenzione dalla morte, ma come resurrezione dentro la morte.
Io lo credo,
credo nel sole, anche se non splende;
credo nell’amico anche se non lo sento;
credo in Dio anche quando tace.
Canto conclusivo: Grandi cose – pag. 19
Commiato del sacerdote che presiede
“Venite voi tutti che siete affaticati
e oppressi e io vi ristorerò”.
“Venite in disparte in un luogo solitario
e riposatevi un poco”