Messaggio dell’Arcivescovo Arrigo Miglio per la Quaresima 2013
“Convertitevi e credete nel Vangelo”: con queste parole Gesù ha iniziato la sua predicazione in Galilea e con queste stesse parole ogni anno, mentre riceviamo le sacre Ceneri, iniziamo il cammino dei 40 giorni verso la Pasqua.
Cosa significa convertirsi, conversione? In latino suona pænitentia, penitenza, cioè dispiacere, insoddisfazione profonda, dolore del cuore: è il dolore per i propri peccati, il dispiacere sincero per aver offeso Dio e i fratelli, dispiacere espresso con gesti concreti che portino a cambiare vita. in greco è metànoia: cambiamento totale di mentalità, necessario per entrare in una vita fedele al progetto di Dio. In ebraico il concetto di conversione è espresso con ritorno, ritornare a Dio: è un termine che richiama la parola italiana conversione, inversione di marcia.
Stiamo dunque ascoltando l’invito di Gesù a cambiare vita, affidarci al Vangelo e accogliere pienamente il Vangelo nella nostra vita. È importante notare che Gesù ci chiede prima di tutto di cambiare strada per rimetterci alla sua sequela, fidarci di lui senza discutere, senza voler prima conoscere dove ci porterà: è la condizione per entrare nella conoscenza del Regno di Dio e dei suoi Misteri. Ai primi due discepoli che gli chiedono: “Maestro, dove dimori?” Gesù risponde “Venite e vedrete”.
All’inizio dell’itinerario quaresimale siamo invitati anzitutto a rimetterci dietro di lui, a seguire i suoi passi senza porre condizioni, a rivedere il nostro rapporto con lui. Così è stata la fede di Abramo e di Maria, così è stata, con qualche fatica in più, la fede di Pietro: i tre personaggi biblici che ho proposto come icone per l’Anno della Fede.
Siamo spesso tentati di fare il contrario: prima vogliamo vedere, capire, valutare se possiamo fidarci; siamo la “generazione incredula” che Gesù si è spesso trovata di fronte: prima di credere in lui vuol vedere qualche miracolo strepitoso e alla fine i miracoli non bastano mai, non sono mai abbastanza strepitosi, così il momento di seguire la sua strada, di “varcare la porta della fede” – come ci invita a fare Benedetto XVI in questo anno – viene continuamente rimandato, perché il cuore umano è abitato dall’orgoglio, non accetta di lasciarsi condurre e di fidarsi di Dio. È stato così fin dalle origini dell’umanità e ciascuno di noi più volte nella vita si trova di fronte alla medesima scelta fondamentale: varcare la porta della fede, ora, oggi, oppure rimandare, aspettare.
Fin dal Battesimo abbiamo iniziato questo cammino e non lo affrontiamo da soli: nel Battesimo e nella Cresima abbiamo ricevuto la grazia liberatrice di Cristo, la presenza dello Spirito Santo, siamo stati inseriti nel Corpo di Cristo, siamo stati aiutati da tutti coloro che ci hanno educati alla vita cristiana, camminiamo sostenuti dalla preghiera e dalla carità dei nostri fratelli di fede, quelli del cielo e quelli ancora pellegrini sulla terra. Tuttavia sentiamo la fatica, il peso del peccato, la tentazione di seguire i vari idoli. Nella Veglia Pasquale saremo chiamati a rinnovare la nostra fede e a ricevere una rinnovata grazia battesimale.
Per vivere sinceramente e pienamente il passaggio pasquale uniti a Gesù morto e risorto la Chiesa ci invita a ricevere il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, che in antico era chiamato anche secondo battesimo. Inginocchiarsi, riconoscere i propri peccati, invocare il perdono del Signore, significa compiere proprio quel gesto che Gesù chiede a tutti coloro che incontra: ritorna, cambia la tua mentalità, riconosci l’insoddisfazione profonda che il peccato ti lascia, scopri la sofferenza di aver ignorato l’Amore e spesso di averlo ferito, e apriti totalmente la Vangelo.
I grandi apostoli di questo sacramento non avevano esitazione a chiedere questo gesto prima di qualsiasi discussione. Così faceva il S. Curato d’Ars con i personaggi illustri del suo tempo che venivano da Parigi per vederlo e discutere con lui; così fece l’abbé Huvelin col giovane brillante ufficiale francese Charles De Foucauld, che gli obiettava “ma io non ho la fede”: “prima inginocchiatevi e confessatevi”.
Proprio perché siamo nell’Anno della Fede ritengo importante mettere in particolare rilievo per il nostro cammino quaresimale il sacramento della Penitenza e Riconciliazione, che l’insegnamento della Chiesa ci chiede di vivere in modo particolare per la Pasqua. Per crescere nella fede abbiamo bisogno anzitutto di compiere un vero cammino di conversione. L’antica tradizione della Chiesa poneva nel Giovedì Santo la riconciliazione pubblica dei peccatori e dunque la Quaresima era la preparazione più intensa a quel momento. Uno dei motivi che spesso ci impediscono di cogliere e vivere tutta la grazia di questo sacramento è la sua celebrazione episodica, frettolosa, non preparata in modo adeguato: così finisce per non incidere nella nostra vita e non valorizziamo il patrimonio di grazia che il sacramento mette in noi.
Invito perciò a compiere il cammino quaresimale con il particolare impegno di preparare la celebrazione della confessione pasquale, orientando verso quel momento tutti i gesti quaresimali di rinuncia, di condivisione, di ascolto della Parola di Dio, di preghiera personale e comunitaria, compresa la partecipazione alla Via Crucis, all’adorazione eucaristica delle Quarantore, ai pellegrinaggi di vario tipo: una Quaresima intera per arrivare ad una confessione che lasci il segno!
Preparare la confessione sacramentale con un itinerario apposito rientra nella tradizione della Chiesa. Ne abbiamo traccia, ad esempio, nelle cinque indicazioni offerte dall’antico catechismo: l’esame di coscienza, il dolore di aver offeso Dio, il proponimento di non più peccare, l’accusa concreta dei peccati al sacerdote, la soddisfazione o penitenza sacramentale. Sono tutti passaggi che, per essere compiuti seriamente, richiedono di fermarsi, di mettere la propria vita davanti al Signore per progettare un vero cambiamento di vita. S. Giovanni Crisostomo ha una bella pagina dove indica cinque vie per giungere al perdono dei peccati: riconoscersi peccatori e condannare i propri peccati; saper perdonare e vivere la riconciliazione fraterna; la preghiera sincera e specialmente l’ascolto della Parola di Dio; l’elemosina o condivisione dei beni; il digiuno unito all’umiltà.
È facile riconoscere in queste cinque vie le opere classiche della penitenza quaresimale. Quelle prescritte per legge dalla Chiesa oggi sono davvero un minimo: il digiuno al Mercoledì delle Ceneri e al Venerdì Santo, l’astinenza dalla carne e dai cibi raffinati nei venerdì della Quaresima. Sono indicazioni minime che tengono conto della complessità della vita quotidiana ma indirettamente dicono quanto sia scarsa la nostra capacità di reagire ad uno stile di vita consumistico e condizionato da moda e pubblicità, con in più talora un certo imbarazzo a compiere dei gesti esteriori, visibili dagli altri, magari oggetto di commenti. La Chiesa però non si stanca di insistere perché impariamo a riscoprire quanto abbiamo bisogno di conversione e ci invita a prevedere molto di più di quanto la legge canonica oggi prescrive. Intanto da parecchi anni, grazie a Dio, si sono sviluppate molte iniziative di carità e di condivisione proprio per il tempo della Quaresima: si tratta di cogliere fino in fondo il significato di queste iniziative, cioè approfondire il senso della parola Amore, Caritas; di non perdere di vista la sua sorgente e di tenere in considerazione le implicazioni per la nostra vita quotidiana.
«L’Anno della Fede – scrive Benedetto XVI in “La Porta della Fede”, 6 – è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. Nel mistero della sua morte e risurrezione Dio ha rivelato in pienezza l’Amore che salva e chiama gli uomini alla conversione di vita mediante la remissione dei peccati (At 5,31). Per l’Apostolo Paolo questo Amore introduce l’uomo ad una nuova vita: “per mezzo del Battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una nuova vita” (Rm 6,4). “Grazie alla fede questa vita nuova plasma tutta l’esistenza umana sulla radicale novità della risurrezione. Nella misura della sua libera disponibilità, i pensieri e gli affetti, la mentalità e il comportamento dell’uomo vengono lentamente purificati e trasformati, in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita. La fede che si rende operosa per mezzo della carità (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo. (cfr. Rm 12,2; Col 3,9-10; Ef 4,20-29; 2Cor 5,17).» E nel suo messaggio per questa Quaresima, Benedetto XVI ci invita a meditare sul rapporto tra fede e carità, perché «il cristiano è una persona conquistata dall’amore di Cristo e perciò, mosso da questo amore – Caritas Christi urget nos (2Cor 5,14) – è aperto in modo profondo e concreto all’amore per il prossimo». Accogliamo con particolare affetto queste parole di Benedetto XVI proprio nel momento in cui sta per lasciare il ministero di successore di Pietro: gli assicuriamo la nostra preghiera con tutta la nostra gratitudine, invocando fin da ora la grazia del Signore per colui che sarà chiamato a succedergli.
Possa il cammino quaresimale condurci ad un incontro sempre più profondo con il Signore Gesù, morto per noi e realmente risorto, vivo e presente nel suo Corpo che è la Chiesa. Affidiamo questo cammino alla preghiera della Vergine Maria, l’Annunziata, che con il suo Sì ha preparato il grande Sì di Gesù, detto al Padre per noi nel Getsèmani. Uniamo all’invocazione di Maria quella del suo sposo S. Giuseppe, uomo giusto e fedele, che nell’umiltà e nel silenzio ha vissuto la piena fedeltà al progetto di Dio, mostrandoci nella sua vita la fede limpida e sincera di Abramo e di tutta una moltitudine di uomini e di donne tra cui spiccano i Santi Martiri che hanno bagnato col loro sangue la nostra terra: Efisio, Saturnino e tutti gli altri santi e beati, più antichi o più recenti, che possiamo incontrare nel pellegrinaggio dell’Anno della Fede nella chiesa cattedrale, e che ci incoraggiano a mettere tutta la nostra vita in quella del Signore Gesù.
Cagliari, 13 febbraio 2013 – Mercoledì delle Ceneri
+ Arrigo Miglio
Arcivescovo
PREGHIERA PER L’ANNO DELLA FEDE
Signore Gesù, che sei “la porta delle pecore”, via, verità e vita, tu non ti stanchi mai di chiamarci, di invitarci a seguirti affidando a te tutta la nostra vita.
Ti preghiamo: accresci in noi la fede, guarisci la nostra incredulità, vinci le nostre resistenze alla tua voce.
Con la luce e la forza del tuo Santo Spirito trasforma il nostro cuore perché scopriamo ogni giorno che solo in te è la fonte della vera gioia e della vita vera e solo da te possiamo attingere tutto l’amore di cui oggi il mondo ha bisogno.
Donaci una fede come quella di Abramo, il tuo amico; come quella della Vergine Maria, resa felice dalla Parola che ha accolto senza esitazione; come quella di Pietro, che dalla propria debolezza ha imparato a fondare la sua vita sulla roccia della tua parola e del tuo amore, diventando così la roccia della tua Chiesa.
Ti chiediamo una fede che sia almeno come il granello di senape e siamo certi che il calore del tuo amore potrà farla diventare albero fecondo e forte, capace di vincere ogni male e di testimoniare la bellezza del tuo Regno. Amen.
+ Arrigo Miglio