“La Barca di Pietro ha il vento contro ma Dio è presente” Grazie di tutto Santo Padre!
Grazie di tutto Santo Padre
Ti rendiamo grazie o Dio per il dono che ci hai concesso del nostro Pontefice Benedetto XVI, che vogliamo esaltare innanzitutto come sacerdote. Concedigli sempre il dono dell’eloquenza edificante con il quale ha sempre attratto l’attenzione del tuo popolo, che Tu nella sua parola ministeriale raggiungi ed edifichi. Abbiamo ammirato il Tuo dono di amore e di bontà nei suoi gesti, negli atti di pronta e umile generosità più volte esternati, nella pazienza e nella disponibilità con cui egli si è proteso in questi anni all’ascolto e alla valorizzazione degli altri. Ti lodiamo Signore per la profondità della dottrina che hai voluto concedere al nostro Pastore, con la quale ha contribuito notevolmente alla diffusione del sapere teologico e all’incremento della formazione umana e spirituale di laici, sacerdoti e seminaristi. Ti ringraziamo o Signore perché per suo mezzo Tu hai edificato ed elevato nell’istruzione soprattutto i giovani sacerdoti e i seminaristi, che hanno potuto usufruire della ricchezza e della profondità del sapere del Prof. Ratzinger. Ti lodiamo perché in lui ci hai concesso anche un sacerdote, che amministrando i Sacramenti ha elevato il popolo di Dio essendo guida sapiente e illuminante. Ti preghiamo affinché sappiamo sempre scorgere nella figura di Benedetto XVI la presenza di Cristo che ci conduce per i sentieri di salvezza al traguardo sperato della gloria.
La vita di Padre Ratzinger
“Un umile lavoratore nella vigna di Dio”: così, con la forza della semplicità, Benedetto XVI si è presentato al mondo. E l’umiltà è proprio il tratto che contraddistingue la sua personalità, “servo dei servi di Dio”. Umili le origini di Joseph Ratzinger, che nasce il 16 aprile del 1927 a Marktl am Inn, piccolo centro della Baviera, in una devota famiglia di agricoltori. E’ una giornata fredda e nevosa, ma soprattutto è il sabato santo prima di Pasqua. “L’ho sempre considerato come un significativo segno della Provvidenza”, dirà più volte il Papa. Benedetto XVI cresce nella più cattolica tra le terre della Germania, quella Baviera dove è ancora radicata la religiosità popolare. Grande la devozione del giovane Joseph per la Madonna, culto mariano che lo accomuna al suo predecessore.
Il padre è commissario di gendarmeria: quando Hitler sale al potere, esprimerà pubblicamente la sua ripugnanza per il nazismo. Profonda è l’influenza dei genitori sulla formazione del suo carattere. Il 29 giugno del 1951, a 24 anni, viene ordinato sacerdote. Con lui, pronuncia i voti anche il fratello maggiore Georg. Oltre al sacerdozio, i due fratelli sono accomunati dall’amore per la musica. Joseph suona il pianoforte ed è un estimatore di Mozart; il fratello diventerà direttore del coro dei “Piccoli Cantori” di Ratisbona.
Gli studi teologici e filosofici sono le grandi passioni giovanili di Benedetto XVI: del 1953 è la sua dissertazione “Popolo e casa di Dio nella Dottrina della Chiesa di Sant’Agostino”, con la quale consegue il dottorato in teologia. Nel 1957, a soli 30 anni, ottiene la libera docenza grazie ad un lavoro su “La teologia della Storia di San Bonaventura”. Brillante il suo cursus honorum: insegna a Bonn e Münster, quindi dal 1966 al 1969 nella prestigiosa università di Tubinga. Sempre nel 1969, il prof. Ratzinger diviene ordinario di Dogmatica e di Storia dei Dogmi nell’ateneo di Ratisbona, del quale è anche nominato vice presidente. La fama internazionale per il giovane studioso era, però, arrivata già anni a dietro, quando nel 1962 intervenne al Concilio Vaticano II in veste di consulente teologico dell’arcivescovo di Colonia, Frings. E’ allora che il suo cammino comincia ad intrecciarsi con quello di Giovanni Paolo II, all’epoca giovane vescovo polacco, anch’egli presente al Concilio.
Gli anni di insegnamento accademico sono fecondi di pubblicazioni: un posto particolare occupano la raccolta di lezioni universitarie sotto il titolo Introduzione al Cristianesimo, pubblicata nel 1968, e l’antologia di saggi Dogma e Rivelazione, edita nel 1973. In seguito, pubblicherà Rapporto sulla fede, nel 1985, e, undici anni dopo, Il sale della terra.
Nel 1977, Paolo VI lo nomina arcivescovo di München und Freising, primo sacerdote diocesano ad assumere, dopo 80 anni, il governo pastorale della grande diocesi bavarese. Il motto scelto per lo stemma arcivescovile è Cooperatores Veritatis, “Collaboratori della Verità”. Missione, questa, a cui Benedetto XVI consacra interamente la sua vita. “Lo scopo al quale fin dai primi anni del suo sacerdozio, ha sempre mirato – gli scriverà Giovanni Paolo II in una lettera per i suoi 50 anni di ordinazione, nel 2001 – è stato quello di servire la Verità, cercando di conoscerla sempre più a fondo e di farla conoscere sempre più ampiamente”. Nel concistoro del 27 giugno del 1977, Papa Montini lo crea cardinale. Nei quattro anni alla guida della Chiesa bavarese – dove succede alla grande figura del Concilio Vaticano II, il cardinal Döpfner – si impegna a rimettere l’Eucaristia al centro della direzione spirituale e mostra grande attenzione per le problematiche legate al matrimonio e alla famiglia. Significativamente, nel 1980 interviene all’assemblea generale del Sinodo dei Vescovi sul tema: “I compiti della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo”.
L’anno dopo, Giovanni Paolo II lo chiama a Roma per nominarlo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. E’ il 25 novembre 1981, l’inizio di una stretta collaborazione tra il Pontefice polacco e il porporato tedesco, che si interromperà solo con la morte di Papa Wojtyla. Ma è anche l’inizio di un’amicizia sincera tra due uomini, che hanno offerto la propria vita a Cristo e al servizio della Chiesa. Sentimenti, che tutti hanno potuto cogliere nella commozione di Benedetto XVI, durante la celebrazione della Messa esequiale per Giovanni Paolo II. Un incarico, quello di difensore dell’identità della fede, che il cardinale Ratzinger manterrà con serena fermezza per oltre 23 anni. “Questo mestiere – confiderà in un’intervista alla nostra emittente – crea opposizione e reazioni negative. Ma devo dire che anche tanti sono grati perché la Chiesa rimane una forza che esprime la fede e dà un fondamento sul quale poter vivere e morire. E questo – spiegherà – è per me la cosa consolante”.
Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Pontificia Commissione Teologica Internazionale, nel 1993 entra a far parte dell’Ordine dei cardinali vescovi, del titolo della Chiesa Suburbicaria di Velletri-Segni. Il 30 novembre 2002, il Santo Padre approva l’elezione, fatta dai cardinali dell’ordine dei vescovi, a Decano del collegio cardinalizio, del titolo della Chiesa suburbicaria di Ostia. È stato presidente della commissione per la preparazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, che dopo sei anni di lavoro (1986-1992) ha potuto presentare a Giovanni Paolo II.
DALLA PAROLA DI BENEDETTO XVI
“Nel dicembre 1944, quando fui chiamato al servizio militare il comandante di compagnia domandò a ciascuno di noi a quale professione aspirasse per il futuro. Risposi di voler diventare sacerdote cattolico. Il sottotenente replicò: Allora Lei deve cercarsi qualcos’altro. Nella nuova Germania non c’é più bisogno di preti”. “Sapevo che questa ‘nuova Germania’ era già alla fine, e che dopo le enormi devastazioni portate da quella follia sul Paese, ci sarebbe stato bisogno più che mai di sacerdoti. Oggi, la situazione è completamente diversa”. “In vari modi, però – aggiunge -, anche oggi molti pensano che il sacerdozio cattolico non sia una ‘professione’ per il futuro, ma che appartenga piuttosto al passato”. (Lettera ai Seminaristi, 18 Ottobre 2010)
“San Pietro, al quale il Signore risorto aveva dato l’incarico di pascere le sue pecorelle, di diventare pastore con Lui e per Lui, qualifica Gesù come l’arcipastore (cf. 1Pt 5, 4), e con ciò intende dire che si può essere pastore del gregge di Gesù Cristo soltanto per mezzo di Lui e nella più intima comunione con Lui. E’ proprio questo che si esprime nel Sacramento dell’Ordinazione: il sacerdote mediante il Sacramento viene totalmente inserito in Cristo affinchè, partendo da Lui e agendo in vista di Lui, egli svolga in comunione con Lui il servizio dell’unico Pastore Gesù, nel quale Dio, da uomo, vuole essere il nostro Pastore.”
(Ordinazione Presbiterale, 7 Maggio 2006, domenica del Buon Pastore)
“Il fatto è questo: quando al momento dell’ordinazione sacerdotale si dice ‘si’, si potrebbe anche avere un’idea di quello che potrebbe essere il proprio carisma, ma si sa anche questo: ‘Mi sono rimesso nelle mani del vescovo e, in fin dei conti, nelle mani del Signore. Non posso scegliere quello che voglio. Alla fine devo lasciarmi guidare.’ Il realtà, pensavo che il mio carisma fosse di fare il professore di teologia, e fui felice quando questo mio sogno si realizzò. Ma avevo sempre ben chiaro davanti agli occhi questa cosa: ‘Sono nelle mani del Signore e devo mettere nel conto nella possibilità di dovere fare cose che non avrò voluto’. In questo senso, sicuramente è stata una continua sorpresa l’essere ‘strappato via’ da dove si era e non poter più seguire la propria strada. Ma, come ho detto, in quel ‘si’ fondamentale era compreso anche questo: ‘Sono a disposizione del Signore e forse un giorno dovrò fare anche cose che non vorrei fare.’
(Luce del mondo, pagg. 20-21)