Dagli scritti sul Natale di Papa Benedetto XVI

LA GIOIA DEI PASTORI

I Pastori si affrettavano ad andare a Betlemme e riferivano tutto quello che avevano udito. Quegli uomini, che sicuramente erano di poche parole, lodavano e glorificavano Dio, ciò di cui il loro cuore era pieno traboccava dalle loro labbra. Si affrettavano. Questa specie di fretta la troviamo molte altre volte nella Sacra Scrittura: Maria si mette in cammino in fretta dopo l’Annunciazione per andare a far visita alla sua parente Elisabetta; i pastori si affrettano per raggiungere la mangiatoia; Pietro e Giovanni corrono dal Risorto. Questa fretta però non ha niente a che vedere con la frenesia di chi è assillato da scadenze pressanti. E’ il suo contrario. Significa che la fretta ingiustificata non ha più ragione di essere quando si presentano davanti a noi le cose che sono davvero grandi. E’ la gioia che mette le ali ai piedi. Sant’Ambrogio dice che la grazia dello Spirito Santo non conosce pesi che la possano trattenere. Ciò significa che le cose che appesantiscono il cuore e il passo nel nostro camminare verso Dio finiscono per staccarsi da noi. Significa che impariamo a camminare sulle ali della gioia. Questa fretta non nasce dalla precipitazione, nasce dalla leggerezza del cuore. ..

Alcuni commentatori fanno notare che per primi i pastori, le anime semplici, sono venuti da Gesù nella mangiatoia e hanno potuto incontrare il Redentore del mondo. I sapienti venuti dall’Oriente, i rappresentanti di coloro che hanno rango e nome, vennero molto più tardi.

I commentatori aggiungono: questo è del tutto ovvio. I pastori, infatti, abitavano accanto. Essi non dovevano che “attraversare” (cfr Lc 2, 15) come si attraversa un breve spazio per andare dai vicini.

gesaI sapienti, invece, abitavano lontano. Essi dovevano percorrere una via lunga e difficile, per arrivare a Betlemme. E avevano bisogno di guida e di indicazione. Ebbene, anche oggi esistono anime semplici ed umili che abitano molto vicino al Signore. Essi sono, per così dire, i suoi vicini e possono facilmente andare da Lui.

Ma la maggior parte di noi uomini moderni vive lontana da Gesù Cristo, da Colui che si è fatto uomo, dal Dio venuto in mezzo a noi. Viviamo in filosofie, in affari e occupazioni che ci riempiono totalmente e dai quali il cammino verso la mangiatoia è molto lungo. In molteplici modi Dio deve ripetutamente spingerci e darci una mano, affinché possiamo trovare l’uscita dal groviglio dei nostri pensieri e dei nostri impegni e trovare la via verso di Lui. Ma per tutti c’è una via. Per tutti il Signore dispone segnali adatti a ciascuno. Egli chiama tutti noi, perché anche noi si possa dire: Orsù, “attraversiamo”, andiamo a Betlemme – verso quel Dio, che ci è venuto incontro.

Sì, Dio si è incamminato verso di noi. Da soli non potremmo giungere fino a Lui. La via supera le nostre forze. Ma Dio è disceso. Egli ci viene incontro. Egli ha percorso la parte più lunga del cammino. Ora ci chiede: Venite e vedete quanto vi amo. Venite e vedete che io sono qui. Transeamus usque Bethleem, dice la Bibbia latina.

Andiamo di là! Oltrepassiamo noi stessi! Facciamoci viandanti verso Dio in molteplici modi: nell’essere interiormente in cammino verso di Lui. E tuttavia anche in cammini molto concreti – nella Liturgia della Chiesa, nel servizio al prossimo, in cui Cristo mi attende.

 

I commenti sono chiusi.