Solennità: San Saturnino Patrono di Cagliari
San Saturnino di Cagliari è stato un cristiano vissuto in Sardegna intorno al 300 e, secondo la tradizione, martirizzato durante le persecuzioni volute da Diocleziano. Venerato dalla Chiesa cattolica, è patrono della città di Cagliari.
Cenni biografici La Passio sancti Saturni è il più antico documento che narra la vicenda del santo. Venne redatta dai monaci Vittorini della basilica di San Saturnino a Cagliari nel primo trentennio del XII secolo, sulla base di testi più antichi. La Passio, pervenutaci tramite una copia quattrocentesca, racconta che il giovane Saturno venne decapitato il 23 novembre del 304, perché riconosciuto cristiano, e sepolto nella necropoli dove sarebbe sorta la basilica a lui dedicata.
Il 12 ottobre 1621 le reliquie del santo vennero rinvenute e traslate nella cripta del duomo di Cagliari, il Santuario dei Martiri, dove si trovano tuttora; in quell’occasione, l’arcivescovo d’Esquivel spostò la data del martirio, e quindi della festa, di san Saturnino al 30 ottobre.
Pasquale Tola(1837-1838), nel suo Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna, riporta alunni cenni sulla vita del santo.
Saturnino nacque a Cagliari da genitori cristiani, era figlio unico, educato nel culto del vero Dio, e nonostante fosse giovanissimo si dimostrò nemico degli idoli e delle superstiziose pratiche pagane. Accusato al Barbaro, preside romano nella Sardegna sotto la persecuzione di Diocleziano e Massimiano, non avendo voluto sacrificare a Giove e ai falsi dei, patì la morte per testimoniare le fede in Gesù Cristo il 30 ottobre del 303-304. Se le antiche leggende discordano su molti fatti della sua vita anteriori al suo martirio, sono tutte concordi in ciò che riguarda il suo martirio per decollazione, avvenuta il 30 ottobre, giorno nel quale la Chiesa cagliaritana lo commemora.
Francesco Artizzu (1974) rifiuta tanti racconti leggendari, ma concorda che nacque da genitori cristiani e che da essi fu cristianamente educato. Anche lui fa risalire il suo martirio all’anno 304, al tempo della persecuzione ordinata da Diocleziano e Massimiano. Nonostante la giovane età e la bassa statura raggiunse maturità e fermezza di carattere ed ebbe un grande e forte animo.
A quel tempo non si poteva esercitare il commercio senza aver prima sacrificato agli dei pagani. I cristiani che non si piegavano a questi ordini degli imperatori venivano imprigionati, torturati e successivamente decapitati. Il 23 novembre di quell’anno si celebravano nel Campidoglio cagliaritano, situato vicino al mare, solenni sacrifici a Giove, e molte persone si dirigevano al tempio, recando le vittime, per la via Sacra, detta anche di Apollo, che congiungeva allora il Campidoglio con un luogo detto Fonte Nuova (Funtana noa). Il giovane Saturno, che si trovava in quei pressi, fu riconosciuto e condotto davanti al sacerdote e interrogato per non aver partecipato al sacrificio in onore di Giove. Egli proclamò coraggiosamente la propria fede ed ebbe parole di chiaro disprezzo per il culto agli dei di bronzo o di marmo, che sono sordi, muti e impotenti verso gli uomini. Alcuni pagani presenti rimasero toccati dalle parole del giovane e si convertirono alla fede cristiana, ma il resto della gente, offeso per l’insulto agli dei, invocò con alte grida la pena di morte, che avvenne immediatamente per decapitazione. Il corpo fu successivamente portato dai suoi fratelli cristiani fuori della città e seppellito in una grotta. «Il luogo fuori di città nel quale fu sepolto il martire, costituì la parte centrale, il martyrium, di quella che poi divenne la basilica intitolata al santo».
Per lo storico Piero Meloni (1975) i documenti più antichi riguardanti San Saturno sono due: il più antico è del VI sec., citato in una Vita di San Fulgenzio di Ruspe, scritta da un discepolo del santo, esiliato in Sardegna da Trasamondo; il secondo è del XII sec., “Passione di San Saturno”, scritta da un monaco benedettino di San Vittore di Marsiglia, «i cui confratelli possedettero a Cagliari la basilica e il monastero del santo per tre secoli e mezzo circa, dono del giudice Costantino nel 1089.
Il nome. Saturno o Saturnino? Nella tradizione sarda è al diminutivo. Ma il santo cagliaritano – come ha dimostrato Bachisio Raimondo Motzo (1926) – é Saturno. Il diminutivo e la confusione vengono dagli spagnoli, i quali hanno diffuso nell’isola il culto di San Saturnino primo vescovo di Tolosa, il Sernin dei francesi, martire nel 250 sotto Decio, legato a un toro da sacrificare, che lo trascinò fino a ridurlo in pezzi. Così Saturno cagliaritano in ossequio a quello spagnolo è diventato e purtroppo continua a essere Saturnino.
L’età. Quanti anni aveva quando subì il martirio? Nell’iconografia è un ragazzo: le leggende dicono quattordici, quindici, diciotto, diciannove anni.
La data di morte. La Dies natalis cioè la sua nascita al cielo dagli storici é fu stabilita al 23 novembre o 30 ottobre del 303 o del 304. Per il Motzo non ci sono dubbi sull’anno, 304, quando Diocleziano emise il quarto editto imperiale contro i cristiani. Nelle leggende anteriori al ’600, compare sempre 23 novembre e nei documenti medievali il mese di novembre, nel circondario di Cagliari, fu chiamato «su mesi de Santu Sadurru». Con il ritrovamento delle reliquie ad opera di Mons. Desquivel, 12 ottobre 1621, il giorno del martirio fu fissato definitivamente al 30 ottobre.
Pur non figurando nel Martirologio Romano San Saturnino fu assegnato come patrono di Cagliari: la sua basilica costituisce il più antico e insigne monumento dell’arte paleocristiana in Sardegna e uno dei più importanti di tutto il bacino mediterraneo. Sorge in un’antica area cimiteriale pagano-cristiana (colle di Bonaria), utilizzata dal II al V sec., dove furono rinvenute la maggior parte delle reliquie dei santi martiri.
La Basilica di San Saturnino
La basilica, nell’abitato di Cagliari, prospetta su una grande piazza. L’area su cui sorge, ai piedi del colle di Bonaria, corrisponde alla più antica necropoli cristiana attestata nel capoluogo.
La prima menzione documentata della basilica di San Saturnino, risale agli anni 533-34. La basilica esisteva già all’epoca e gli storici ritengono che la sua fondazione risalga alla metà del V secolo. Essa sarebbe sorta come martyrium del martire cagliaritano Saturnino, decapitato secondo la Passio sancti Saturni il 23 novembre del 304 d. C. per non aver voluto rinnegare la sua fede cristiana.
Nel 1089 il giudice di Cagliari Costantino Salusio II de Lacon-Gunale fece dono della basilica ai monaci benedettini di San Vittore di Marsiglia che vi istituirono la sede del priorato sardo dell’Ordine e ne ristrutturarono la chiesa, secondo modi protoromanici. Il convento, gravemente danneggiato già nella prima metà del 1300 durante l’assedio catalano, cadde del tutto in rovina un secolo dopo.
La chiesa fu restaurata nuovamente intorno al 1484. Nel 1614 ebbero inizio, per volontà dell’arcivescovo Francisco Desquivel, i celebri scavi per la ricerca de los cuerpos santos. Nel 1669 la basilica fu in parte smantellata per ricavarne materiali utili alla ristrutturazione della Cattedrale di Cagliari. Concessa nel 1714 alla corporazione dei Medici e degli Speziali, fu reintitolata ai santi Cosma e Damiano.
Agli inizi del nostro secolo la chiesa subì vari restauri. Nuovi interventi furono necessari dopo i bombardamenti del 1943. Chiusa al pubblico nel 1978, è stata riaperta nel luglio del 1996. L’area circostante, oggetto di scavi archeologici, ha restituito numerose sepolture di età romana e bizantina.
Tratto da: wikipedia – www.ufficiostampacagliari.it – www.sardegnacultura.it – www.web.comune.cagliari.it