Monsignor Mosè Marcia è il nuovo vescovo di Nuoro
Monsignor Mosè Marcia è il nuovo vescovo di Nuoro. L’annuncio ufficiale ieri nelle cattedrali di Nuoro e Cagliari (diocesi d’origine del nuovo presule) poco prima di mezzogiorno in contemporanea con la sala stampa vaticana. L’annuncio è giunto al termine della solenne messa crismale del giovedì santo, che riunisce tutto il clero diocesano intorno al vescovo. L’arcivescovo cagliaritano Giuseppe Mani e monsignor Pietro Meloni hanno comunicato il nome del nuovo responsabile della Chiesa nuorese. Monsignor Marcia, 68 anni il 10 ottobre, è il quarantottesimo della serie dei vescovi dalle origini a oggi, messi dal Papa alla guida della diocesi barbaricina. Nella cattedrale è riunita tutta l’assemblea del popolo di Dio. Monsignor Pietro Meloni dà l’annuncio solenne: «Monsignor Mosè Marcia è il nuovo vescovo di Nuoro». A 200 chilometri di distanza, a Cagliari, nella cattedrale dedicata a Santa Maria Regina dei Sardi risuona nella stessa ora il lungo applauso seguito alla notizia che la chiesa del capoluogo regionale per la quarta volta negli ultimi ottant’anni offre un suo sacerdote alla comunità nuorese. Visibilmente commosso, don Mosè al centro del presbiterio non parla, ascolta in silenzio l’affettuoso saluto dell’arcivescovo Mani. «La sua nomina a mio ausiliare, nel 2006, è stata il più bel regalo, ha detto il presidente della Conferenza episcopale sarda che mi ha fatto il Papa dopo avermi mandato nel 2003 in quest’isola. Per me è stato un collaboratore e un amico sapiente e prezioso. Porterà a Nuoro il cuore e i sentimenti a lui trasmessi da un grande arcivescovo: monsignor Giuseppe Bonfiglioli». Di questo presule, che ha guidato la diocesi cagliaritana dal 1973 al 1983, don Marcia è stato per dieci anni segretario, quasi un figlio spirituale, assistendo l’anziano vescovo fino agli ultimi giorni di vita. Al termine della messa, monsignor Marcia riceve auguri e congratulazioni da decine di sacerdoti e laici. Il 19 giugno il giorno dell’ingresso ufficiale nella cattedrale di Santa Maria della Neve.
Auguri di cuore Eccellenza, che Maria Santissima stia sempre al Suo fianco e il Signore Gesù Cristo la riempia della gioia della Risurrezione accompagnandola sempre amorevolmente nel suo ministero.
Questo il saluto che Mons. Mosè Marcia aveva espresso il 13/09/2006 a conclusione della sua ordinazione episcopale, ricordiamo insieme le sue parole:
Un buon autista che si mette al volante per un viaggio, deve conoscere dove è, cioè da dove sta partendo e deve sapere dove vuole andare.
Prima, però, di immettersi nel traffico, nella corsia di marcia, o svoltare o fare inversione, deve dare uno sguardo agli specchietti retrovisori, deve intelligentemente guardarsi dietro.
Dopo trent’anni di cammino verso il sacerdozio, e trentatrè di ministero, inizia per me oggi un nuovo viaggio, il terzo spezzone, l’ultimo della mia vita: il Ministero Episcopale.
Dando uno sguardo allo specchietto retrovisore è facile scorgere un progetto d’amore che viene da lontano. Un progetto d’amore infinito che, nonostante varie mie deviazioni e scorciatoie, mi ha sempre raggiunto, pedinato e accompagnato.
Un amore inflessibile, irremovibile, direi caparbio, dice il salmo 139 “Di dietro e davanti mi tiene assediato”. Un amore che ha un solo nome: Amore Trinitario, che è Padre Misericordioso, Figlio Redentore, Spirito Consolatore. A loro ogni onore e gloria, ogni mia lode e adorazione e ogni mia azione sia compiuta per rendere Loro grazie!
Accanto alle Tre Persone Divine, lode e ringraziamento raggiungano la Vergine Maria, oggi festa della Sua natività, in questo tempio a Lei dedicato.
A Lei, da me sperimentata, come tutte le mamme sanno fare e fanno, sempre presenti, nel silenzio e nel nascondimento, e sempre vigile nei momenti più scossi della vita ….
A Lei, vera stella del mare, unico punto di riferimento, nei momenti più burrascosi
A Lei, unica aurora, che ti fa capire che la notte è ormai finita, e sta sorgendo finalmente il sole,
A Lei, affido il mio episcopato,
A Lei, oggi, consacro la mia vita, così che mai possa allontanarmi dal progetto d’amore voluto e ideato per me dall’Unico Amore, Cristo Signore.
Un progetto d’amore iniziato, appreso, assaporato, e tuttora vissuto nella mia famiglia.
E’ nelle ginocchia dei miei genitori, ora in paradiso, strumento d’amore nelle mani di Dio, che, mentre mi trasmettevano la vita e il modo per viverla, mi insegnavano l’ABC dell’amore: dal segno della croce al saper perdonare, unico modo per avere il Perdono Divino e vivere in comunione con Lui e tra di noi.
Amore che oggi, in loro assenza, leggo e vivo ancora in famiglia, con i miei tre fratelli e le mie tre sorelle, che gli altri chiamano cognate.
È nella famiglia che abbiamo imparato e quotidianamente impariamo ad amare, e l’amore ci ha raggiunto e ci ha chiamato al Matrimonio e al Sacerdozio.
Voglio oggi dire grazie di tutto questo alla mia famiglia e a tutte voi famiglie presenti, vere fucine d’amore. Per dieci anni in diocesi mi avete visto vicino a voi come assistente ad imparare molto da voi. Da voi vengono gli uomini di domani, non solo perché trasmettete la vita generandoli, ma perché trasmettere il vivere, formandoli.
Guardando quel progetto d’amore, mi vedo inserito, specie nei primi 20 anni della mia vita, in una comunità: quella di San Sperate, con tanti amici e compagni di gioco, di scuola, di associazione, con diversi nel gruppo dei chierichetti, oggi genitori, e nonni, altri sacerdoti e religiose . E’ una comunità dove tanti hanno scelto la vita consacrata: sette sacerdoti e 12 religiose. Si vede proprio che il buon Dio stava con noi nei nostri giochi, canti, strilli….
Ringrazio tutto il gruppo di San Sperate, presente con il suo parroco, con il suo sindaco e il suo onorevole deputato. Con voi miei compaesani, voglio ringraziare il Signore per i sacerdoti, parroci e viceparroci, che ci hanno curato nella nostra vita: dal mitico e originale Don Piludu, a Don Cossu, Don Pala, Don Pibiri, Don Olla, che ci hanno preceduto, e Don Francesco, Don Giovanni e Don Piero che sono qui presenti.
Sono tante le persone che il Signore coinvolge per attuare il suo progetto d’amore nei nostri riguardi!
A me piacerebbe ringraziarle tutte singolarmente, perché si sono messi docilmente nelle mani del Signore, e collaborando con Lui, hanno lasciato traccia nella mia vita, ma non è possibile.
Lo farò con alcuni, ma in loro, voglio ringraziare davvero tutti.
Inizierò con i due conconsacranti:
Sua Eccellenza Mons. Giovanni Cogoni, mio primo Rettore, che mi accolse nel Seminario minore a undici anni, e, lasciandomi andare via a quattordici, ebbe il coraggio di riprendermi a ventuno. Non solo, ma mi assegnò la borsa di studio, data dalla Vedova Lai-Muscas, che mi ha accompagnato per tutti gli anni del Seminario. Con la scusa dei suoi novant’anni appena compiuti, non voleva, oggi, essere conconsacrante! Eccellenza grazie!
Sua Eccellenza Mons. Ottorino Pietro Alberti, mio ultimo Rettore nel Seminario Regionale Sardo, che ebbe l’ardire di presentarmi all’ordinante, il Card. Baggio, il 7 luglio del ’73, giorno della mia ordinazione sacerdotale. Poi, dopo la parentesi di SPOLETO, nostro Arcivescovo, mi ha voluto Parroco ed Economo Diocesano. Oggi, eccellenza, è il trentatreesimo anniversario della Sua Consacrazione Episcopale, ha rinunciato alla sua “Valverde” per essermi accanto, sento di doverle dire un grazie in più, Eccellenza, accanto agli Auguri più sinceri! Davvero: un grazie sentito!
Un grazie caloroso vada ai vescovi presenti e concelebranti che, con “l’affetto collegiale” non mi fanno sentire solo e, con gli incoraggiamenti ricevuti, mi fanno già sentire famiglia con loro. Un particolare ringraziamento lo voglio rivolgere a quanti di loro con pazienza, puntigliosità e costanza sono riusciti ad inculcarmi qualcosa a scuola, così Mons. Piergiuliano Tiddia, Mons. Antioco Piseddu, Mons. Antonio Vacca e Mons. Tarcisio Pillola.
Da Rettore nel Seminario Minore, al pre-seminario, venne un ragazzo, 10 anni, voleva entrare in Seminario. Quando capì che in Seminario si studiava per diventare preti, non volle più entrare, perché lui voleva studiare per diventare Papa.
Eccellenze, avessi saputo che diventavo vescovo, vi avrei fatto disperare di meno, ma che volete, io studiavo per diventare prete, non Vescovo!
Un ruolo non indifferente in questo progetto d’amore l’ha avuto la Facoltà Teologica del Sacro Cuore, a Cuglieri prima e poi a Cagliari; e nel preside Padre Maurizio Teani voglio ringraziare tutti i miei professori, permettetemi di ricordare in modo particolare due nomi che, con voi, voglio affidare al Signore: Padre Silverio Zedda e Padre Sebastiano Mosso.
Non posso però non ringraziare il Signore che, per attuare il suo progetto d’amore, ha voluto farmi incontrare e, per diciannove anni, mettermi accanto, Sua Eccellenza Mons. Bonfiglioli, padre, fratello, maestro, amico, e da oggi, col suo motto: “In Bonitate Servire”, modello.
Da lui, uomo paziente, che mi ha insegnato a tacere e a lasciar fare al Signore, sopportando anche la sofferenza più intima, ho imparato ad amare la Chiesa.
Mio padre, la domenica, per andare a messa usava sempre le calze rosse e mons. Bonfiglioli scherzava molto su questo fatto con lui, facendo sorrider non poco anche mia madre. Suppongo, e mi piace pensarlo, che oggi tutti e tre stiano ridendo per le calze rosse finite nei miei piedi.
Ho desiderato, e l’Arcivescovo me lo ha consentito, usare oggi e nel mio episcopato, il Pastorale, l’Anello e la Croce che furono usati da Mons. Bonfiglioli per la Sua ordinazione episcopale il 21 maggio 1961.
Altro tassello importante, nel progetto d’amore divino, è Sua Eminenza Card. Giovanni Canestri, avrebbe voluto essere presente e fino a qualche giorno fa era fiducioso di farcela, ma la precaria salute di un quasi novantenne non glielo ha consentito. Lo ringrazio vivamente per la sua presenza spirituale, telefonicamente mi ha assicurato la Sua unione nella preghiera in questo momento con questa assemblea. Da lui mi sono sentito amato e stimato, e non per gioco, quando quell’ultima domenica di agosto del 1985, dopo un anno e mezzo trascorso accanto a lui come segretario, mi pose in mano ciò che di più grande, più caro e più prezioso avesse: il Seminario e le Vocazioni.
Un buon autista non può incantarsi allo specchietto retrovisore, uscirebbe fuori strada! È tempo di mettersi in marcia! Occorre sapere dove andare e capire dove si è.
Conosco la meta: “Credo la Chiesa e Amo la Chiesa”
Dalla Chiesa mi sento dire nella “Christus Dominus” (al n°25): il Vescovo Ausiliare, chiamato a partecipare alle sollecitudini del Vescovo diocesano, deve procedere in perfetta armonia, e deve sempre circondarlo di obbedienza e di rispetto.
Papa Benedetto XVI, nel Mandato, che voi tutti avete ascoltato, mi ha scritto che confida pienamente, che io possa essere di aiuto, con grande assiduità, al mio Arcivescovo, servendo in comunione con Lui il clero e il popolo di questa archidiocesi.
Questa è la meta, e a voi tutti, che avete in mano il libretto dove, volutamente, ho riportato queste volontà della Chiesa e del Papa, faccio obbligo, se doveste vedere che non le osservo, di riprendermi ricordandomele, sarebbe un vero gesto di amicizia, ma spero non darvene mai occasione.
Eccellenza Mons. Mani, mio arcivescovo, mio consacrante, Lei, imponendomi le mani, è l’anello che rende veramente e autenticamente “apostolico”, questo mio cammino, nella Romana, Unica, Santa, Cattolica e Apostolica Chiesa!
Nello specchietto retrovisore Lei è assente, non c’è, perché lei è a bordo e io sono al suo fianco. Infatti non manca nel progetto che Dio ha inventato per me!
La ringrazio e non c’è avverbio che qualifichi tale ringraziamento, perché ha voluto essere strumento nelle mani del Signore che mi vuole oggi vescovo nella sua Chiesa, successore degli apostoli. In comunione e solo in comunione con Lei, mi metto al suo fianco nel servire la nostra Chiesa di Cagliari.
La stampa, che legge le realtà ecclesiali, non sempre nella dimensione di fede, che invece le anima, un giorno mi definì, uno degli uomini di Mani. Lei, quasi risposta, mi inserì nel Capitolo Metropolitano, qui presente, che ringrazio.
Eccellenza, La ringrazio della grande stima e fiducia che ha riposto in me, chiedendomi al Santo Padre, veramente Santo, Giovanni Paolo II, per esserLe a fianco, fratello nell’episcopato.
Riaffermo quanto già Le dissi: come ho servito da segretario Mons. Bonfiglioli oggi m’impegno a servire la Chiesa di Cagliari al suo fianco, felice di esserle accanto. Prego oggi il Signore che tutti, guardando noi due, possano dire, come dicevano dei primi cristiani “guarda come si amano”.
Un pensiero tutto particolare che si fa ringraziamento ma soprattutto preghiera, desidero in questo momento vivere, anche con voi tutti, per il Santo Padre, Benedetto XVI, che il Signore lo conservi sempre, guida sicura della Sua Chiesa ed io abbia sempre a vivere con gioia e fede l’unità con Lui, unico garante della Apostolicità e Universalità della Chiesa.
Ho guardato lo specchietto, so dove andare, ma dove sono?
Ecco ci siamo tutti!
Questa assemblea è l’oggi da cui e con cui partire.
Qui i ringraziamenti si accavallano, vorrei farlo singolarmente con ciascuno, perché ciascuno di voi ha per me un senso proprio, un motivo tutto suo, ma questo non è possibile. Permettetemi di ringraziarvi per gruppi di amicizia, di senso, di comunione e di interessi comuni.
Da chierico e da sacerdote novello mi sono trovato per diversissimi anni nella famiglia dell’UNITALSI, accanto ai malati, pellegrino a Lourdes. Ringrazio, sentitamente, di quella esperienza e della vostra presenza, specialmente per il sommesso, ma chiaro, rimprovero della mia, un po’ troppo lunga, assenza tra voi.
Grazie al “Dettori”, sia corpo docente che ex alunni, ormai inseriti con le proprie famiglie nella società. Sono stati ventidue anni di insegnamento, alcuni burrascosi e di contestazione, ma diversi altri anche di studio serio, coscienzioso, che ha formato uomini che oggi reggono e servono la società. Servire i giovani nella scuola, da parte di tutti, con più attenzione e passione, non sarebbe affatto male, credo!
Grazie alla grande famiglia dell’ACI diocesana, che mi ha visto fiamma bianca e Assistente Diocesano: dell’ACR, dell’Ufficio Famiglie e Assistente Unitario.
Non scordarti, cara ACI, che … porti e dai … formazione! Hai preparato schiere … di ragazzi, giovani, uomini e donne. Sappi rischiare e non dimenticare che erano giovani i tuoi fondatori! Grazie della tua presenza qui in Basilica oggi e della tua presenza nella Chiesa di Cagliari, e … fatti sentire!
Grazie alla comunità della parrocchia di SS Pietro e Paolo, nella quale ho vissuto dieci anni del mio sacerdozio. Potrei forse dimenticare le varie iniziative vissute con voi come: la fiera della pace in tende militari, o la missione parrocchiale con i PP Redentoristi? Si può forse dimenticare quel 30 marzo 1996 col crollo del tetto e la Pasqua celebrata nelle aule dell’Università,che non cesseremo mai di ringraziare, il tutto vissuto con voi, sempre vicini e solleciti?
Oggi grazie al contributo dell’8 per mille datovi generosamente dalla diocesi potete godere finalmente di una chiesa col vostro parroco, don Chicco, che tanto ha fatto per realizzarla e farla così luminosa e bella.
E come non ringraziare i giovani sia del territorio come i “fuori sede” che con le vibranti celebrazioni eucaristiche domenicali hanno sempre arricchito lo spirito e, diciamolo in sordina, fatto ingelosire i parrocchiani non più giovani, che, in questo modo, si sentivano spronati ad un impegno maggiore. Grazie di cuore di tutto, oltre che della vostra presenza oggi. Continuate a guardare avanti e in alto.
Grazie alla parrocchia di San Giuseppe in Pirri, che con Mons. Tarcisio Pili prima e don Roberto Atzori dopo, mi ha accolto offrendomi un altare dove celebrare e non facendomi mancare il gusto per il lavoro pastorale che il servizio in economato avrebbe potuto inaridire. Grazie anche a voi della vostra presenza oggi, l’appuntamento con voi per pregare ancora insieme è domenica sera.
Voglio pubblicamente dire grazie per la presenza qui tra noi al gruppo di Poaghe, presenza voluta nonostante la distanza, per pura amicizia. Grazie anche a quanti pure presenti, non ho ricordato singolarmente. Pregate sempre per me e per la Chiesa tutta.
Quando un’aula è piena, si nota subito, quando ci sono, la presenza dei posti riservati, sono posti per le persone più importanti, familiari, parenti stretti, amici, collaboratori stretti, e simili.
Così ho riservato gli ultimi ringraziamenti a tre gruppi molto importanti.
A voi Onorevoli Autorità: Civili, Politiche e Militari.
Se mi imbarco a ringraziarvi singolarmente rischio qualche incidente diplomatico e spero così dicendo non l’abbia già provocato. Non abbiatevene! anche voi sindaci delle diverse comunità sparse nel territorio della Diocesi!
Accanto al sentito grazie, per la Vostra significativa e importante presenza, permettetemi una richiesta e una promessa. Una richiesta: conoscete molto bene le tre vaste problematiche che il nostro arcivescovo sente e verso le quali continuamente ci sprona, per camminare con Lui nella ricerca di una ideale soluzione: per i giovani, le famiglie e le vocazioni. Forse sulle vocazioni potete sentirvi incapaci di agire a livello istituzionale, non certo a livello personale e familiare, ma sulle famiglie e sui giovani, credo proprio di no! Sono problemi che coinvolgono tutti, specie chi, come voi, hanno delle incombenze istituzionali. Ecco in questo giorno, mentre vi ringrazio per la vostra presenza vi invito ad essere esigenti, anche nei miei confronti, nel chiedere e dare collaborazione per tanta necessità.
Una promessa è presto fatta. Se mi aprirete, verrò e busserò volentieri, alla Vostra porta, per rendervi la visita, esprimervi personalmente il senso di gratitudine per questa vostra squisita presenza, e ricordarvi la richiesta appena fatta.
Altro spazio riservato è per voi tutte persone consacrate: Istituti Secolari, Religiose, Religiosi, Sacerdoti e Diaconi, con voi tutti siamo un richiamo escatologico continuo, per tutti i battezzati, in questa società,. Grazie! A voi in particolare intendevo rivolgermi con l’invito di “Sbucciarvi le ginocchia” , l’invito l’hanno accolto in molti, e questo mi fa dire grazie a tutti, ma voi non smettete di farlo, così che lo Spirito Santo trovi in me un cuore sempre docile ai suoi insegnamenti.
Un pensiero di gratitudine particolare lo voglio rivolgere a voi, miei confratelli nel sacerdozio, religiosi e diocesani, presenti e assenti, compagni di corso di studi, amici e superiori. Abbiamo ascoltato tutti il mandato datomi dal Papa Benedetto XVI, ricordiamo tutti la preghiera di Gesù nell’ultima cena riportataci dall’evangelista Giovanni, avete sentito quale impegno ho preso con il vescovo. Ebbene, voglio quest’oggi, ricordando il motto: “in bonitate servire” di Bonfiglioli, offrire al Signore il mio servizio episcopale per la comunione tra noi! Su questo tema in particolare ma non solo, scrivete voi sulla mia agenda, io eseguirò! Grazie per la vostra preghiera e per la stima che in diversi modi mi avete sempre, e in questi giorni in modo particolare, dimostrato.
Infine, l’ultimo spazio riservato è per invitare tutti a pregare per le vocazioni, maschili e femminili, religiose e sacerdotali, e in particolare per i seminaristi e i chierici dei nostri seminari diocesano e regionale. Ne hanno veramente bisogno! E non solo perché, penso al Regionale, vivono il cambio di guardia.
Ringrazio i superiori appena passati e quelli appena arrivati o come scherzosamente si potrebbe dire: i superiori scadenti e quelli da poco! Ringrazio i primi ai quali mi sono affiancato come Padre Spirituale, tentando di dare quanto potevo, mentre per i secondi non resta che pregare! Lavorare in Seminario è fatica e responsabilità, ma dà anche grande soddisfazione!
Grazie anche a voi, carissimi chierici..
Diversi state per diventare diaconi o sacerdoti, altri state iniziando il cammino di discernimento e molti siete in cammino.
A tutti dico: non abbiate paura! Non giocate al ribasso! Siate radicali!
Lui ha vinto il mondo: vi basti solo lui.
Lui vuole il vostro bene: suo desiderio sia vostra volontà.
Lui è amore: amate solo lui.
Ne vale veramente la pena.
Ed ora tutti insieme accogliamo, con fede, la benedizione finale e pregate per me!