In memoria di Luca Sanna

Addio Luca

Questa volta a scendere dall’aereo è la salma di Luca Sanna, il caporal maggiore scelto ucciso nella COP Higlander vicino a Bala Morghab, Afghanistan. E’ avvolta dal tricolore e portata a spalla dai suoi commilitoni apini e accompagnata dal cappellano don Gelmi.

Luca, classe 1978 di Oristano, era in forza nell’ottavo reggimento alpini della Brigata Julia, era alla sua terza missione in teatro operativo ed è stato ucciso da un uomo introdottosi nell’avamposto travestito da militare dell’Esercito afghano.Luca-Sanna

E’ il trentaseiesimo militare morto in Afghanistan nel corso della missione di Pace NATO a cui l’Italia partecipa insieme ad altri Paesi del patto atlantico.

Basilica di Santa Maria degli Angeli, Roma

La Basilica è immersa in una macchia grigioverde. Sono le divise degli alpini. Sono seri, silenziosi, dignitosi. Orgogliosi di quel caporal maggiore del Battaglione Tolmezzo, Brigata Julia, morto in un paese lontano per una “missione di pace”. Un orgoglio che balena soprattutto nello sguardo di quegli alpini che all’Afghanistan sono sopravvissuti, ma lì hanno lasciato gambe, braccia, ferite e menomazioni che ricorderanno loro per sempre di aver pagato un prezzo per il Paese.

Gli stessi alpini hanno accompagnato a spalla la bara di Luca nella Basilica, hanno fatto risuonare il loro inno, l’inno degli alpini.

Nella chiesa risuona, straziante, il pianto di Daniela, da appena cinque mesi moglie di Luca; pietrificati dal dolore i genitori Antonio e Rita, i fratelli Giuseppe, Dario e Patrizia.

Poco prima dell’inizio del rito funebre, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, visibilmente commosso, saluta la vedova dell’alpino parlando con lei per alcuni minuti, carezzandole il capo per consolarla. Appena la bara dell’alpino viene sistemata davanti all’altare, la giovane donna si avvicina, piangendo, e depone una rosa sul feretro, avvolto dal tricolore. Su un cuscino, il cappello da alpino e le decorazioni del militare caduto.

Queste le parole dell’omelia di Monsignor Pelvi: “Luca ha dato la vita per il nostro futuro. La pace esige un più grande eroismo” “Certo - prosegue monsignor Pelvi -, il nostro Luca non poteva immaginare che chi aveva simulato una scelta simile alla sua, arruolandosi nell’esercito afgano, avrebbe potuto tradirlo, colpendolo a morte, frantumando il suo desiderio di amicizia tra i popoli. A Luca non è stata rubata la vita, perché egli l’aveva già donata. E anche noi non ci faremo rubare la speranza, non ci strapperanno l’amore per i più deboli e la fiducia nel popolo afgano, nonostante questa ennesima ferita. E’ l’Amore che genera la speranza, che ci è stata consegnata dall’Innocente tradito”. “Il nostro Luca in Afghanistan – continua l’omelia – intendeva essere una presenza amica, desiderosa di favorire uno scambio di doni tra persone semplici, umiliate e minacciate in un conflitto in cui nessuno chiede il loro parere, salvo imporre loro di soffrire e pagarne le atroci conseguenze. Luca aveva compreso che non si vince solo con le armi e non si vince importando determinati modelli culturali e politici”.

“Era un alpino sempre sorridente – ricorda monsignor Pelvi – che sentiva compiersi misteriosamente in se stesso quell’invito appassionato: volere e fare del bene. La sua morte violenta potrebbe portare a concludere che s’illudeva. Ma egli una simile fine l’aveva messa nel conto, perché era uomo a cui il coraggio non mancava; un soldato che affrontava giorno dopo giorno il rischio della vita, lasciandosi invadere dalla benevolenza per i popoli martoriati”.

“Il dovere di costruire la pace – è la riflessione dell’arcivescovo – non deve essere confuso con una specie d’inerzia quietistica che è indifferente all’ingiustizia, accetta ogni tipo di disordine, scende a compromessi con l’errore e con il male e cede a ogni pressione per mantenere ‘la pace a qualsiasi prezzo’. Il cristiano sa bene, o dovrebbe sapere bene, che la pace non è possibile in termini simili. La pace esige il lavoro piu’ eroico e il sacrificio piu’ difficile. Esige un eroismo più grande della violenza. Esige una maggiore fedeltà alla verità e una purezza di coscienza molto più perfetta”.

Il rito funebre si conclude con la Preghiera dell’Alpino e la benedizione del feretro. La bara, avvolta nel tricolore, esce dalla Basilica ancora sulle spalle dei commilitoni di Luca. I familiari del soldato, a cui il presidente Napolitano rivolge un nuovo commosso saluto, la seguono stringendo al petto le foto del loro caro. Lo scrosciante applauso della folla radunata in Piazza della Repubblica rompe il silenzio. E inizia il viaggio di Luca Sanna verso la sua Sardegna…

 Parrocchiale di San Sebastiano, Samugheo

Quanto sangue deve ancora scorrere per capire che in quella terra arida non cresceranno mai frutti da cogliere? E’ questo il lacerante grido di dolore pronunciato a Samugheo davanti alla bara dell’alpino Luca Sanna, caduto il 18 gennaio in Afghanistan, da don Alessandro Floris, il sacerdote che lo scorso 7 agosto aveva celebrato le sue nozze con Daniela Mura. Hanno concelebrato il rito funebre con don Alessandro Floris, parroco del paese, il vescovo di Nuoro, monsignor Pietro Meloni e monsignor Ignazio Sanna, vescovo di Oristano.

I compagni

L’8/o Reggimento Alpini perde un soldato e un amico di grande valore, e una persona a cui tutti i colleghi e amici erano uniti’: lo ha detto il colonnello Enrico Baisero, comandante del distaccamento di stanza a Cividale del Friuli. ’L’8/o reggimento è in questo momento molto vicino alla famiglia del nostro alpino partito quattro mesi fa da Venzone. Siamo veramente colpiti da questa perdita, ma continuiamo con decisione e con serenità il nostro lavoro sia qui in patria che in Afghanistan’. Di Luca Sanna, Baisero ha poi detto che ‘come molti altri alpini penso volesse venire qui in Friuli perchè si era innamorato di questa terra’.  E allo stadio Friuli, prima dell’inizio della partita Udinese-Inter, sono stati proprio loro, i tifosi, con attimi di intensa commozione e un minuto di raccoglimento, a intonare con una tromba, il Silenzio fuori ordinanza. Un omaggio alla memoria di Luca che era sardo ma che tifava per la squadra friulana, suo paese d’adozione. Contemporaneamente sugli spalti alcuni tifosi hanno srotolato uno striscione con la scritta ”Onore a tutti i caduti per la pace”

 Parrocchia Santi Giorgio e Caterina, Cagliari

Anche nella nostra parrocchia stamani durante la messa delle 9.30 alla presenza di una numerosa schiera di alpini il parroco ha ricordato durante la preghiera dei fedeli il caporalmaggiore Luca e ha invitato l’assemblea dei fedeli a pregare per lui e per tutti coloro che eroicamente donano la vita per portare la Pace nei paesi martirizzati dalla guerra. Alla fine del rito religioso gli alpini hanno dedicato al loro compagno Luca la preghiera dell’alpino.

A Luca

Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai,

su ogni balza delle Alpi ove la provvidenza

ci ha posto a baluardo fedele delle nostre

contrade, noi, purificati dal dovere

pericolosamente compiuto,

eleviamo l’animo a Te, o Signore, che proteggi

le nostre mamme, le nostre spose,

i nostri figli e fratelli lontani, e

ci aiuti ad essere degni delle glorie

dei nostri avi.

Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi,

salva noi, armati come siamo di fede e di amore.

Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della

tormenta, dall’impeto della valanga,

fa che il nostro piede posi sicuro

sulle creste vertiginose, su le diritte pareti,

oltre i crepacci insidiosi,

rendi forti le nostre armi contro chiunque

minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera,

la nostra millenaria civiltà cristiana.

E Tu, Madre di Dio, candida più della neve,

Tu che hai conosciuto e raccolto

ogni sofferenza e ogni sacrificio

di tutti gli Alpini caduti,

tu che conosci e raccogli ogni anelito

e ogni speranza

di tutti gli Alpini vivi ed in armi.

Tu benedici e sorridi ai nostri Battaglioni

e ai nostri Gruppi.

Così sia.

 

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