“Urbi et Orbi”

Sabato 25 dicembre 2010

Messaggio “Urbi et Orbi” di Benedetto XVI: il Natale è motivo di speranza per ogni uomo.

Il Papa prega per la pace in Terra Santa, la riconciliazione tra le Coree e i cristiani in Cina

La Nascita di Gesù è motivo di speranza per tutti gli uomini, soprattutto per quanti vedono offesa la propria dignità: è quanto affermato stamani da Benedetto XVI, dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, nel suo tradizionale Messaggio di Natale, trasmesso in mondovisione. Il Papa ha levato un vibrante appello per la pace, violata in tante aree del mondo, ed ha rivolto parole di incoraggiamento ai cristiani perseguitati, in particolare in Cina. Quindi, ha pronunciato gli auguri natalizi in 65 lingue e impartito la Benedizione “Urbi et Orbi”. Tanti i fedeli accorsi, con entusiasmo, a Piazza San Pietro per ascoltare il Papa, nonostante il maltempo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“Il Verbo si fece carne”. Rivolgendosi al mondo intero, Benedetto XVI annuncia con gioia il messaggio straordinario del Natale ed esprime particolare vicinanza a quanti soffrono a causa di guerre e catastrofi naturali e a quanti sono perseguitati per la loro fede in Gesù Cristo. Dio, sottolinea il Papa in questo giorno di speranza, “è venuto ad abitare in mezzo a noi”, “Dio non è lontano”. Non è uno sconosciuto, ma “ha un volto, quello di Gesù”:

“È un messaggio sempre nuovo, sempre sorprendente, perché oltrepassa ogni nostra più audace speranza. Soprattutto perché non è solo un annuncio: è un avvenimento, un accadimento, che testimoni credibili hanno veduto, udito, toccato nella Persona di Gesù di Nazareth!”

Di fronte alla rivelazione che il Verbo si è fatto carne, constata il Papa, riemerge la domanda: come sia possibile? “Il Verbo e la carne – rileva – sono realtà tra loro opposte, come può la Parola eterna e onnipotente diventare un uomo fragile e mortale”?

“Non c’è che una risposta: l’Amore. Chi ama vuole condividere con l’amato, vuole essere unito a lui, e la Sacra Scrittura ci presenta proprio la grande storia dell’amore di Dio per il suo popolo, culminata in Gesù Cristo”.

In realtà, osserva il Pontefice, Dio non cambia, è fedele a Se stesso: “Dio non muta, Egli è Amore da sempre e per sempre. E’ in Se stesso Comunione, Unità nella Trinità ed ogni sua opera e parola mira alla comunione”.L’incarnazione, dunque, “è il culmine della creazione”:

“Il Verbo si fece carne. La luce di questa verità si manifesta a chi la accoglie con fede, perché è un mistero d’amore. Solo quanti si aprono all’amore sono avvolti dalla luce del Natale. Così fu nella notte di Betlemme, e così è anche oggi”.

“L’incarnazione del Figlio di Dio – soggiunge – è un avvenimento che è accaduto nella storia, ma nello stesso tempo la oltrepassa”:

“Nella notte del mondo si accende una luce nuova, che si lascia vedere dagli occhi semplici della fede, dal cuore mite e umile di chi attende il Salvatore. Se la verità fosse solo una formula matematica, in un certo senso si imporrebbe da sé. Se invece la Verità è Amore, domanda la fede, il ‘sì’ del nostro cuore”.

Il nostro cuore, rileva il Papa, cerca proprio una Verità che è Amore. La cerca il bambino come il giovane “bisognoso di trovare il senso profondo della propria vita”. La cercano l’uomo e la donna nella loro maturità e la persona anziana “per dare compimento all’esistenza terrena”. Al tempo stesso, afferma, “l’annuncio del Natale è luce anche per i popoli, per il cammino collettivo dell’umanità”. Il Regno di Dio, annota il Papa, “non è di questo mondo, eppure è più importante di tutti i regni di questo mondo”:

“È come il lievito dell’umanità: se mancasse, verrebbe meno la forza che manda avanti il vero sviluppo: la spinta a collaborare per il bene comune, al servizio disinteressato del prossimo, alla lotta pacifica per la giustizia”.

“Credere nel Dio che ha voluto condividere la nostra storia – prosegue – è un costante incoraggiamento ad impegnarsi in essa, anche in mezzo alle sue contraddizioni”. Natale è allora “motivo di speranza per tutti coloro la cui dignità è offesa e violata, perché Colui che è nato a Betlemme è venuto a liberare l’uomo dalla radice di ogni schiavitù”:

“La luce del Natale risplenda nuovamente in quella Terra dove Gesù è nato e ispiri Israeliani e Palestinesi nel ricercare una convivenza giusta e pacifica. L’annuncio consolante della venuta dell’Emmanuele lenisca il dolore e consoli nelle prove le care comunità cristiane in Iraq e in tutto il Medio Oriente, donando loro conforto e speranza per il futuro ed animando i Responsabili delle Nazioni ad una fattiva solidarietà verso di esse. Ciò avvenga anche in favore di coloro che ad Haiti soffrono ancora per le conseguenze del devastante terremoto e della recente epidemia di colera”.

Il Papa prega anche per coloro che in Colombia, Venezuela, Guatemala e Costa Rica hanno subito le recenti calamità naturali. Ancora, invoca la pace e il rispetto dei diritti umani laddove sono violati:

“La nascita del Salvatore apra prospettive di pace duratura e di autentico progresso alle popolazioni della Somalia, del Darfur e della Costa d’Avorio; promuova la stabilità politica e sociale del Madagascar; porti sicurezza e rispetto dei diritti umani in Afghanistan e in Pakistan; incoraggi il dialogo fra Nicaragua e Costa Rica; favorisca la riconciliazione nella Penisola Coreana”.

Quindi, il Santo Padre rivolge il pensiero a quanti sono discriminati per la loro testimonianza evangelica. “La celebrazione della nascita del Redentore – è l’auspicio del Papa – rafforzi lo spirito di fede, di pazienza e di coraggio nei fedeli della Chiesa nella Cina continentale”:

“…affinché non si perdano d’animo per le limitazioni alla loro libertà di religione e di coscienza e, perseverando nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, mantengano viva la fiamma della speranza. L’amore del ‘Dio con noi’ doni perseveranza a tutte le comunità cristiane che soffrono discriminazione e persecuzione, ed ispiri i leader politici e religiosi ad impegnarsi per il pieno rispetto della libertà religiosa di tutti”.

Il Papa ha così rivolto gli auguri di Natale in 65 lingue, partendo dall’italiano e concludendo con il latino. Ecco l’augurio affettuoso di Benedetto XVI per il popolo italiano:

“Auspico di cuore il dono natalizio della gioia e della pace per ogni abitante dell’amata Italia: per i bambini e gli anziani, per i giovani e le famiglie. Il Cristo, nato per noi, ispiri i responsabili, perché ogni loro scelta e decisione sia sempre per il bene comune; conforti quanti sono provati dalla malattia e dalla sofferenza; sostenga coloro che si dedicano al servizio dei fratelli più bisognosi”.

 

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