Festa di San Giorgio Martire

Sabato 24 e domenica 25 aprile la Comunità è in festa per San Giorgio Martire, patrono della parrocchia.

 

Domenica 25 aprile dopo la messa delle 9.30, nel cortile adiacente la chiesa, vivremo insieme, un  momento di condivisione fraterna. A seguire ci sarà per i bambini del catechismo un torneo di pallavolo ad eliminazione diretta.

 

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23 Aprile: SAN GIORGIO, martire

 

NEL NOME DI CRISTO TI AIUTERO’

 

Nei racconti della morte di San Giorgio (chiamate Passioni) si narrano innumerevoli e orripilanti supplizi cui fu sottoposto per ben sette anni, finché cioè i suoi torturatori, stanchi, decisero di… tagliargli la testa, e chiudere così la pratica del martirio. Ad essi venne aggiunto l’episodio dell’uccisione del drago. Questo racconto comparve, sia in Oriente sia in Occidente, nel secolo XI, e venne incluso verso il 1260, nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine (1230-1298).

 

Narra la Legenda che durante una delle sue trasferte di lavoro, come soldato, arrivò a Silene, in Libia. Qui in un lago viveva un terribile drago, che era il terrore della città, perché con il suo soffio avvelenava la popolazione. Per pacificare il suo furore, gli abitanti decisero di offrirgli ogni giorno due pecore. Ma quando questi umili animali cominciarono a scarseggiare, si sacrificò al mostro una pecora ed una creatura umana, un fanciullo o una fanciulla, tirati a sorte.

 

Proprio il giorno dell’arrivo nella città del soldato Giorgio, la sorte aveva designato come vittima sacrificale la figlia del re. Questi voleva rifiutare la malasorte, ma il popolo (che aveva perso i propri figli e figlie) lo costrinse ad accettare. Il re, così racconta la Legenda, pianse per il dolore gridando:

 

“Oh, se fossi morto prima di vedere questo orribile giorno. La giovinetta cadde ai piedi del padre, per riceverne la benedizione, poi, uscendo dalla città, si incamminò verso il lago in cui stava il mostro.

 

San Giorgio la vide, in pianto, e le chiese che cosa avesse. La fanciulla rispose: “Buon giovane, sbrigati a salir di nuovo in groppa al tuo cavallo, e fuggi per non morire come dovrò morire io”.

 

San Giorgio insistette: “Non temere. Ma dimmi: perché piangi così, sotto gli occhi di questa folla che sta in piedi sulle mura?”. “A quanto vedo, buon giovane hai un cuore generoso: tu vuoi morire con me. No, ti supplico, scappa più in fretta che puoi”. “Non me ne andrò di qui prima che tu mi abbia detto ciò che ti turba”. Allora la fanciulla gli raccontò tutto: “Non temere – le rispose San Giorgio – in nome di Cristo io ti porterò aiuto”. “Prode cavaliere, pensa a prestar aiuto a te stesso, perché non ti capiti di morire con me. Già basta che io, da sola, muoia”. Mentre essi parlavano, il drago tirò fuori la testa dal lago.

 

La fanciulla, tutta tremante, disse “Fuggi, mio buon signore, fuggi al più presto”. San Giorgio montò in sella, si fece il segno della croce, brandì la lancia ed inferse al mostro una ferita che lo abbatté al suolo e disse alla fanciulla: “Non temere, avvolgi la tua cintura attorno al collo del drago”. La fanciulla obbedì, il dragone si rialzò e prese a seguirla come un cagnolino al guinzaglio. Vedendolo venire verso di loro, i cittadini, spaventati, fuggirono di corsa.

 

San Giorgio li richiamò: “Non temete, perché il Signore mi ha permesso di liberarvi da questo mostro. Credete, ricevete il battesimo ed io ucciderò il vostro persecutore”. Il re ed il popolo prontamente accettarono la proposta e così uccise il drago.

 

Ogni uomo di ogni età e di ogni cultura, consciamente o inconsciamente per vincere la propria insicurezza ha bisogno di sapere, anche attraverso questo racconto edificante, che il male sarà vinto da Cristo o da qualcun altro nel suo nome (cioè i vari santi, come fa San Giorgio), che la morte non avrà l’ultima parola definitiva sulla storia umana, che il drago di turno (già descritto ampiamente nell’Apocalisse) sarà sconfitto. E il drago del tempo, potente e prepotente, violento e persecutore dei Cristiani era l’Impero Romano, specialmente sotto Diocleziano. Ma possiamo affermare che in ogni secolo (pensiamo a quello XX popolato di orrendi draghi sanguinari…) la Chiesa ha avuto il suo “drago persecutore” da vincere, con fede e con coraggio, armati proprio come il soldato Giorgio: del nome di Cristo.

Mario Scudu

 

 

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