Giugno: mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù
La manifestazione della devozione al Sacro Cuore di Gesù mediante la pia pratica dei primi 9 Venerdì del mese è dovuta a Santa Margherita Maria Alacoque ed alle rivelazioni che Gesù le fece nel monastero delle visitandine di Paray-le-Monial dove la suora, da tempo, destava perplessità nella comunità per le sue “stranezze” e “visioni” che i sacerdoti ritenevano opera diabolica; Suor Margherita Maria era comunque convinta della rassicurazione della visita e dell’insegnamento di “un suo [di Gesù, n. d. r.] servo fedele e perfetto amico”.
Nel febbraio del 1675 il gesuita P. Claudio La Colombière fu invitato a tenere un’esortazione alla comunità del Monastero e Sr. Margherita Maria udì una voce interna: “Ecco colui che ti mando”. A sua volta, P. La Colombière vide in lei “un’anima tutta di grazia” e la rassicurò della sua docilità allo Spirito Santo e dell’autenticità delle rivelazioni.
Il 15 giugno 1675, durante l’ottava della festa del Corpus Domini, mentre Suor Margherita era assorta in preghiera davanti al Santissimo Sacramento, Gesù le apparve mostrando il suo Cuore e dicendo: “Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e in contraccambio non riceve che ingratitudini, disprezzo, sacrilegi in questo Sacramento di amore”; Gesù chiese alla Suora l’istituzione di una festa particolare il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, per onorare il suo Cuore, e chiese la comunione riparatrice per le colpe contro l’Eucaristia, promettendo che «…il mio Cuore si dilaterà per effondere con abbondanza le ricchezze del suo divino amore su coloro che gli renderanno questo onore e procureranno che gli sia reso da altri»
Suor Margherita Maria non nascose le sue difficoltà per il delicato compito che le affidava Gesù, il quale si affrettò a confortarla: “Rivolgiti al mio servo [a P. La Colombière, n. d. r.] e digli da parte mia che faccia quanto è in lui per stabilire questa devozione e realizzare i desideri del mio Cuore. Non si abbatta per le difficoltà che sorgeranno: sappia che è onnipotente colui che diffida totalmente di sé e ripone la sua fiducia in me“.
Padre Claudio accettò la missione e divennne il primo apostolo della devozione al Sacro Cuore: il 21 giugno 1675, ottava del Corpus Domini, si consacrò con Suor Margherita Maria al Cuore di Gesù. Da quel giorno egli si dedicò con instancabile zelo a far conoscere “le imperscrutabili ricchezze” del Cuore di Cristo: non esitò a sfidare opposizioni e incomprensioni di ogni genere derivanti dal contesto religioso del secolo XVII, in cui il giansenismo cercava di allontanare le anime dalla preghiera e dai Sacramenti, facendo leva sul contrasto insanabile tra l’indegnità dell’uomo e la santità di Dio.
In diverse apparizioni Gesù chiarì il significato delle sue parole, in 12 promesse destinate a quanti avessero onorato il Suo Cuore; le promesse furono esaminate meticolosamente e, dopo severa deliberazione, approvate dalla Sacra Congregazione dei Riti, il cui giudizio fu poi confermato dal Sommo Pontefice Leone XII nel 1827.
Eccole:
Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato
Porterò soccorso alle famiglie che si trovano in difficoltà e metterò la pace nelle famiglie divise
Li consolerò nelle loro afflizioni
Sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte
Spargerò abbondanti benedizioni sopra tutte le loro opere
I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l’oceano della Misericordia
Riporterò le comunità religiose e i singoli fedeli al loro primo fervore
Le anime fervorose giungeranno in breve a grande perfezione
Benedirò i luoghi dove l’immagine del mio Sacro Cuore verrà esposta e onorata
A tutti coloro che lavoreranno per la salvezza delle anime darò il dono di commuovere i cuori più induriti
Il nome di coloro che propagheranno la devozione al mio Sacro Cuore sarà scritto nel mio Cuore e non verrà mai cancellato
Io ti prometto nell’eccesso della Misericordia del mio Cuore, che il mio Amore Onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno al PRIMO VENERDÌ’ del mese per nove mesi consecutivi, la grazia della penitenza finale. Essi non moriranno in mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, e il mio Cuore sarà loro asilo sicuro in quell’ora estrema.
Incoraggiato dalle preghiere e dalla vicinanza spirituale di Suor Margherita Maria, P.La Colombière gettò i semi di un’autentica devozione al Sacro Cuore; questi sarebbero germinati lungo i secoli successivi in una vasta fioritura di vita cristiana, incentrata sul culto eucaristico, sulla comunione riparatrice, sui Primi Venerdì del mese, sulla consacrazione al Sacro Cuore sia delle persone come delle famiglie.
Non si deve però pensare che la devozione al Cuore di Gesù sia stata una “novità” del ‘6-700: anche escludendo Origene e la scuola siriana, il mistero del cuore di Gesù è già così esplicito da caratterizzare la vita spirituale di autori quali san Bernardo e Ugo di San Vittore. L’Ordine benedettino ha avuto la sua espressione più suggestiva nel gruppo di Helfta: Matilde di Magdeburgo, santa Matilde di Hackeborn, che Gesú favorì dello scambio dei cuori, e santa Geltrude che scrisse il celebre libro “L’araldo dell’amore divino”. Per queste sante, il Cuore di Gesù è il santuario glorioso dell’amore, dove si riassume il culto che, da tutto il creato, sale verso il trono dell’Altissimo.
Gertrude di Helfta è ritenuta l’iniziatrice della devozione al Sacro Cuore. E’ detta infatti “la teologa del Sacro Cuore”. Non a caso Gesù rivelò le dolcezze del suo Cuore a santa Geltrude. Proprio per ammissione della santa la sua vita di religiosa era scivolata nell’ozio dell’orgoglio intellettualistico. A venticinque anni, Gertrude è un pozzo di scienza, ma soprattutto per quel che riguarda le conoscenze profane. Conduce un’esistenza claustrale tranquilla e, in apparenza, appagante: lavoro, preghiera, studio, lectio divina, canto, insomma il normale bagaglio quotidiano di chi appartiene all’ordine benedettino. Ed è proprio sullo sfondo di questa vita tranquilla che si dibatte un’anima che è inquieta e non trova pace. Proprio davanti ad una crisi di coscienza che il 27 gennaio del 1281 incominciano le rivelazione e quello che lei stessa definirà una seconda conversione.
Oltre a santa Geltrude di Helfta altri santi furono arricchiti dalla conoscenza della devozione al Cuore di Gesù. La scuola francescana è rappresentata da san Bonaventura, autore di Vitis mystica; la beata Angela da Foligno, che scrisse il Libro della grazia speciale; e Ubertino da Casale, il quale, per il suo Arbor vitae crucifixae Jesu, è detto il doctor medievalis cordis Jesu. L’Ordine domenicano è rappresentato soprattutto da sant’Alberto Magno e dai mistici tedeschi G. Taulero ed E.Suso. Spiritualmente apparentata alla scuola domenicana è anche santa Caterina Da Siena con la contemplazione delle piaghe di Nostro Signore.
Ma perché parlare proprio del cuore ? Il termine “cuore” nel simbolismo occidentale e soprattutto quello ebraico designa il nucleo, l’essenza dell’uomo. E’ con cognizione di causa che Gesù afferma: “Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21). San Tommaso ci dice “Come è naturale per il fuoco bruciare così è naturale per il cuore amare; e poiché esso nell’uomo è l’organo primario del sentimento, è conveniente che l’atto comandato dal primo di tutti i precetti sia reso sensibile mediante il cuore”.
Tutto ciò che riguarda la Persona del Figlio di Dio è infinitamente degno di venerazione. Una sia pur minima particella del corpo, la più impercettibile goccia del suo sangue meritano le adorazioni del cielo e della terra. A maggior ragione è giusto e lodevole rivolgere le nostre preghiere a quel cuore che ha consumato tutto per noi sino alla morte ed alla morte di croce.
Con il passaggio dal Medio Evo all’età moderna la tendenza assolutistica dei sovrani si manifesta anche nel campo religioso. La monarchia assoluta non tollera l’ingerenza nel territorio nazionale di forze sottratte al proprio potere: si afferma, così, progressivamente, l’esigenza di una Chiesa nazionale, sotto il controllo dello Stato. Le tendenze gallicane in Francia, il movimento luterano in Germania e quello calvinista nei Paesi Bassi, I’anglicanesimo in Inghilterra, sono fenomeni, oltre che religiosi, di carattere politico, che possono essere intesi solo in rapporto alla nuova situazione politico-economico-sociale determinatasi in Europa. La rottura dell’unità politica era fatalmente accompagnata dalla rottura dell’unità religiosa.
E proprio in epoca moderna il culto al Cuore del Salvatore conobbe nuovi sviluppi, grazie soprattutto a Santa Margherita Maria e San Claudio La Colombière: in un tempo in cui il giansenismo proclamava i rigori della giustizia divina, ed il protestantesimo sotto le varie denominazioni, spaccava la chiesa di Dio, la devozione al Cuore di Cristo, costituì un efficace antidoto per suscitare e rinnovare nei fedeli l’amore al Signore e la fiducia nella sua infinita misericordia, di cui il Cuore è pegno e simbolo.
Anche San Francesco di Sales († 1622), che assunse come norma di vita e di apostolato l’atteggiamento fondamentale del Cuore di Cristo, cioè l’umiltà, la mansuetudine, l’amore tenero e misericordioso, San Giovanni Eudes († 1680), promotore del culto liturgico al Sacro Cuore, San Giovanni Bosco († 1888) e altri santi e sante sono stati insigni apostoli della devozione al Sacro Cuore.
Ecco una tabella cronologica:
1765: Decreto della Congregazione dei Riti approvato da Clemente XII per concedere ai vescovi polacchi, all’arciconfraternita romana del Sacro Cuore e alle religiose dell’Ordine della Visitazione di celebrare la festa liturgica del Sacro Cuore.
1856: Pio IX, con decreto della Congregazione dei Riti, «in risposta alle suppliche dei vescovi francesi e di quasi tutto il mondo cattolico, estende a tutta la Chiesa la festa del Sacro Cuore».
1899: Leone XIII promulga l’enciclica Annum Sacrum sulla consacrazione del mondo al Sacro Cuore e la compie personalmente, tanto da ritenerla l’atto più importante del suo lungo pontificato.
1925: Pio XI istituisce la festa di Cristo Re con l’Enciclica Quas Primas.
1928: Pio XI pubblica l’enciclica Miserentissimus Redemptor, sul dovere che abbiamo di riparazione verso il Sacro Cuore.
1956: Pio XII pubblica l’enciclica Haurietis aquas sul culto al Sacro Cuore, commemorandone l’estensione a tutta la Chiesa della festa liturgica. In essa sviluppa compiutamente gli argomenti teologici sulla devozione e confuta le obiezioni contrarie.
2002: Giovanni Paolo II approva e fa pubblicare il documento della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, dove tra l’altro si afferma:
«Non vi è dubbio infatti che la devozione al Cuore del Salvatore è stata ed è tuttora una delle espressioni più diffuse e più amate della pietà ecclesiale. Come hanno spesso ricordato i Romani Pontefici, la devozione al Cuore di Cristo ha un solido fondamento nella Scrittura. La devozione al Sacro Cuore costituisce una grande espressione storica della pietà della Chiesa per Gesù Cristo, suo Sposo e Signore; essa richiede un atteggiamento di fondo fatto di conversione e riparazione, di amore e gratitudine, di impegno apostolico e di consacrazione nei confronti di Cristo e della sua opera salvifica. Perciò la Sede Apostolica e i Vescovi la raccomandano, ne promuovono il rinnovamento.» Direttorio su Pietà Popolare e Liturgia – Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti – Libreria Editrice Vaticana 2002».
La devozione, con la pratica dei 9 venerdì, giunge quindi fino a noi con intatto valore spirituale. (Cfr. la Miserentissimus Redemptor di Pio XI, l’enciclica Haurietis aquas di Pio XII, l’ Investigabiles divitias Christi di Paolo VI, la lettera del Santo Padre Benedetto XVI al Rev.mo Padre Peter-Hans Kolvenbach, Preposito Generale della Compagnia di Gesù, in occasione del 50° anniversario dell’Enciclica Haurietis aquas). Costituisce una grande espressione storica della pietà della Chiesa per Gesù Cristo, suo Sposo e Signore; essa richiede un atteggiamento fatto di conversione e riparazione, di amore e gratitudine, di impegno apostolico e di consacrazione nei confronti di Cristo e della sua opera salvifica.
Per quanto riguarda, in particolare, i primi 9 venerdì, occorre tuttavia ricordare che non si deve riporre in tale pratica una fiducia che rasenta la vana credulità, la quale, in ordine alla salvezza, annullerebbe le insopprimibili esigenze della fede operante e l’impegno di condurre una vita conforme al Vangelo.