La Trasfigurazione di Gesù: Simboli della nube e della luce (Lc 9,28-36)

La Trasfigurazione di Gesù (PDF)

di Don Massimiliano Pusceddu

 

Questi due simboli sono inseparabili nelle manifestazioni dello Spirito Santo. Fin dalle teofanie dell'Antico Testamento, la nube, ora oscura, ora luminosa, rivela il Dio vivente e salvatore, velando la trascendenza della sua gloria: con Mosè sul monte Sinai, presso la tenda del convegno e durante il cammino nel deserto, con Salomone al momento della dedicazione del Tempio. Ora, queste figure sono portate a compimento da Cristo nello Spirito Santo. È questi che scende sulla Vergine Maria e su di lei stende la «sua ombra», affinché ella concepisca e dia alla luce Gesù. Sulla montagna della trasfigurazione è lui che viene nella nube che avvolge Gesù, Mosè e Elia, Pietro, Giacomo e Giovanni, e «dalla nube» esce una voce che dice: «Questi è il mio Figlio l'eletto; ascoltatelo» (Lc 9,35). Infine, è la stessa nube che sottrae Gesù allo sguardo dei discepoli il giorno dell'ascensione e che lo rivelerà Figlio dell'uomo nella sua gloria il giorno della sua venuta. (CCC 697)

 

La nube nasconde il sole, può essere ombra minacciosa di uragano, è preludio di pioggia benefica o torrenziale. La luce è segno di vita, illumina, è calore che riscalda. Vi è conflitto fra luce e tenebre; la luce fa riferimento a Dio e al bene, le tenebre invece sono simbolo di paura e di morte.

 

Due premesse:

 · La fede come elemento di instabilità nella vita: lasciare agire lo Spirito in noi porta sempre come conseguenza la disponibilità ad accettare che i nostri piani cambino, che le cose non vadano come avevamo previsto. · La seconda è la capacità di accogliere la nostra vita e la vita degli altri come un intreccio, a volta indistricabile, di luce e tenebra, di male e di bene, di verità e di menzogna. Non c’è risposta alla presenza del male nel mondo, non c’è soluzione, ma ogni nostra azione quotidiana può contribuire ad accrescere il bene e il male che sono presenti nel mondo.

 

A. LA NUBE E LA LUCE NELLA SACRA SCRITTURA

Per parlare dello Spirito Santo useremo il linguaggio del “COME”, cioè faremo un percorso dentro la Bibbia, per cogliere a quali aspetti è legato il simbolo della Nube e della Luce, e diremo: “come” sono la nube e la luce, “così” in un qualche modo possiamo ravvisare l’opera dello Spirito. “Come” la colonna di nube e di fuoco nell’AT sono segno della protezione di Dio, “così” è lo Spirito Santo. Secondo il racconto jahvista dell’esodo, gli Ebrei quando uscirono dall’Egitto, furono guidati da una “colonna” sotto forma di nube e di fuoco. “Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco, per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte” (Es 13,21) “Come” la nube nell’AT è segno della presenza di Dio, “così” è lo Spirito Santo. Nel condurre il popolo attraverso il deserto, verso la terra promessa, Mosè condivide il suo compito con alcuni “anziani”; su tutti loro agisce lo Spirito del Signore. “Allora lo Spirito scese nella nube e prese lo Spirito che era su Mosè e lo infuse sui settanta anziani” (Nm 11,25). “Ora mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto; ed ecco, la gloria del Signore si manifestò attraverso la nube” (Es 16,10). “Come” Dio ha parlato in mezzo al fuoco, alla nube e all’oscurità, “così” fa lo Spirito Santo Dio non ha parlato da un’immagine fabbricata dall’uomo, ma in mezzo al fuoco, alla nube ed alle  tenebre. “Sul monte il Signore disse, con voce possente, queste parole a tutta la vostra assemblea, in mezzo al fuoco, alla nube e all’oscurità” (Dt 5,22). “Come” la nube nell’AT è segno della gloria di Dio, “così” è lo Spirito Santo. In occasione della consacrazione del tempio da parte di Salomone, il tempio fu riempito dalla nube e dalla gloria di Dio. “Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nube riempì il tempio del Signore, e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio” (1Re 8,10) .“Come” la nube e l’oscurità sono segno del “giorno di Jahve”, “così” è lo Spirito Santo Nel profeta Sofonia la nube e la caligine servono a descrivere la venuta escatologica del Signore. “Giorno d’ira quel giorno, giorno di angoscia e di afflizione, giorno di rovina e di sterminio, giorno di tenebre e di oscurità e giorno di nube e di caligine” (Sof 1,15) .“Come” l’ombra è segno della potenza dell’Altissimo, “così” è lo Spirito Santo Lo Spirito è soggetto e protagonista nel concepimento di Maria. “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” (Lc 1,35). “Come” la nube su Gesù trasfigurato manifesta la gloria del Figlio, “così” fa lo Spirito Santo Quando Gesù è trasfigurato, la nube manifesta la presenza di Dio, ma anche la gloria dell’Unigenito. “Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”. (Mt 17,5) “Come” sulle nubi del cielo Gesù verrà e gli sarà consegnato il Regno, “così” farà lo Spirito Santo Nella visione apocalittica di Daniele, Gesù verrà sulle nubi del cielo. “Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno” (Dan 7,13-14). “Come” la luce è immagine di Dio, “così” lo Spirito Santo Nel salmo 104 la luce è la veste di cui Dio si copre. “Avvolto di luce come di un manto, tu che distendi i cieli come una tenda” (Sal 104,2) .“Come” la luce è radiosa come il sole, “così” lo Spirito Santo Nel libro della Sapienza il simbolismo della luce viene applicata all’essenza divina. “Ella in realtà è più radiosa del sole e supera ogni costellazione, paragonata alla luce risulta più luminosa” (Sap 7,29). “Come” la luce di Cristo illuminerà i popoli, “così” lo Spirito Santo Il profeta Isaia profetizza la venuta di Gesù come luce dei popoli. “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce” (Is 9,1). “Come” la luce di Cristo è la vita degli uomini, “così” lo Spirito Santo Nel suo prologo l’evangelista Giovanni annuncia la vittoria di Gesù sulle tenebre. “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’anno vinta” (Gv 1,4-5) .“Come” Cristo è luce del mondo, “così” lo Spirito Santo Gesù di se stesso dirà di essere la luce che illumina ogni uomo. “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12).

 

B. Breve lectio biblica al brano di Lc 9,28-36

 

La trasfigurazione anticipazione della gloria della risurrezione.

Finché Gesù visse quaggiù, la luce divina che egli portava in sé rimase velata sotto l’umiltà della carne. C’è tuttavia una circostanza in cui essa divenne percepibile a testimoni privilegiati, in una visione eccezionale: la trasfigurazione. Quel volto risplendente, quelle vesti abbaglianti come la luce non appartengono più alla condizione mortale degli uomini: sono una anticipazione dello stato di Cristo risorto, che apparirà a Paolo in una luce radiosa. Come nelle teofanie dell’AT Nell’AT la manifestazione di Dio avveniva attraverso segni prodigiosi di vento, fuoco, luce, nube: “Io guardavo, ed ecco un vento impetuoso avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinio di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di metallo incandescente” (Ez 1,4) Nel NT la luce che risplendette sul volto di Cristo è quella della gloria di Dio stesso, in quanto Figlio di Dio. Dice l’autore della lettera agli Ebrei “Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente” (Eb 1,3).

 

 La nube

È essenziale nella manifestazione divina (cf Es 24,15ss; 40,35): essa avvolge Dio e ciò che gli appartiene; qui avvolge Gesù assieme ad Elia e a Mosè, ma il testo sembra includere anche i discepoli.

Mosè ed Elia “apparsi nella loro gloria”

Il vertice della narrazione è dominato dalla proclamazione divina che riguarda Gesù e interpella i testimoni qualificati, ma prima di tale rivelazione il brano narra della conversazione di Gesù con i due personaggi “apparsi nella loro gloria”: Mosè ed Elia. Il tema del dialogo riguarda la partenza, l’esodo, che Gesù deve realizzare a Gerusalemme. È la morte del Messia l’oggetto del colloquio misterioso con i rappresentanti dell’antica speranza di Israele. Nel momento in cui la voce del Padre, dalla nube, rivela il mistero della persona di Gesù, i due testimoni dell’AT spariscono e rimane solo Gesù davanti ai suoi tre discepoli.

“Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo”

La voce del Padre dichiara ai tre apostoli la vera identità e missione di Gesù. Egli è il Figlio, che nel suo compito unico, sostituisce gli antichi profeti. Dio, con autorevolezza, invita i tre ad ascoltarlo. Pietro vorrebbe trattenere la gloria di Gesù, ma la rivelazione celeste farà capire a lui e a tutti i discepoli che ora devono seguire Gesù fidandosi della sua parola anche quando li conduce per la strada scandalosa che va verso Gerusalemme.

 

AGIRE

Ogni giorno dobbiamo scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile, ogni giorno quindi dobbiamo invocare lo Spirito perché guidi le nostre scelte. Per farlo proponiamo l’antichissima preghiera dell’Adsumus.

Siamo qui dinanzi a te, o Spirito Santo: sentiamo il peso delle nostre debolezze, ma siamo tutti riuniti nel tuo nome; vieni a noi, assistici, scendi nei nostri cuori:  insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire, compi tu stesso quanto da noi richiedi. Sii tu solo a suggerire e guidare le nostre decisioni, perché tu solo, con Dio Padre e con il Figlio suo, hai un nome santo e glorioso. Non permettere che sia lesa da noi la giustizia, tu che ami l’ordine e la pace; non ci faccia sviare l’ignoranza, non ci renda parziali l’umana simpatia, non ci influenzino cariche o persone. Tienici stretti a te col dono della tua grazia, perché siamo una sola cosa in te e in nulla ci discostiamo dalla verità. Fa’ che riuniti nel tuo santo nome, sappiamo contemperare bontà e fermezza insieme così da far tutto in armonia con te, nell’attesa che, per il fedele compimento del dovere, ci siano dati in futuro i premi eterni. Amen.

Cenni storici e qualche stralcio del commento a questa preghiera scritto dal Cardinale Attilio Nicora: La preghiera è individuata dalla parola iniziale: “Adsumus” che vuol dire “sumus ad”, siamo davanti, presso lo Spirito Santo Signore. E’ una preghiera sorta nella seconda metà del VII secolo d.C. in ambiente iberico. La preghiera non ha un autore sicuramente identificato: viene attribuita al grande padre della Chiesa Isidoro di Siviglia oppure, da altri, al vescovo di Toledo, Eugenio. Progressivamente questa preghiera venne usata nei concilii provinciali, cioè nelle riunioni dei vescovi delle diocesi appartenenti ad una provincia ecclesiastica sotto la guida di un metropolita. Allora era molto sentita questa struttura ecclesiastica (vescovo metropolita con i suoi vescovi suffraganei) ben rispondente alle necessità pastorali di certi territori particolarmente caratterizzati dal punto di vista del contesto culturale, sociale e politico. Questi vescovi ogni tanto si ritrovavano per discutere, riflettere e soprattutto per prendere decisioni in rapporto al buon governo delle loro Chiese particolari, in spirito di comunione. E ovviamente per prima cosa avvertivano il bisogno di pregare Dio perché il loro riunirsi per confrontarsi e deliberare non poteva essere soltanto affare umano: era l’espressione di una responsabilità anzitutto cristiana ed ecclesiale. Nei secoli più recenti essa si è universalmente imposta diventando la preghiera caratteristica non soltanto dei concili particolari, tenuti dai vescovi in diversi luoghi del mondo, ma soprattutto del Concilio Vaticano II; l’Adsumus era la preghiera che apriva le sessioni del Concilio. Inoltre questa preghiera è abitualmente recitata nei tribunali ecclesiastici, quando i giudici si riuniscono per decidere la sentenza; e dalle recenti indicazioni liturgiche è suggerita per le riunioni pastorali.

 

 D. Mettiamoci in cammino

Proprio nel tenere insieme questi due diversi aspetti, queste due facce della stessa medaglia, possiamo comprendere lo spessore di questo segno e metterci alla scuola dello Spirito. Per ciascuno di noi è facile registrare l’esperienza della luce, come pure quella dell’ombra. A volte, però, ci è più difficile cogliere la dinamica fra queste due esperienze, che costituisce la loro continuità e la sorgente dell’energia che ne scaturisce. La nube e la luce ci aiutano allora a cogliere l’azione dello Spirito non come uno stato (la luminosità o l’oscurità), ma come un costante processo, costituito dal succedersi di realtà apparentemente opposte, ma di fatto intrinsecamente legate fra loro al punto che ciascuna riceve dall’altra gran parte del proprio senso.

 

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