Meditazione del Giovedì durante l’Ora Santa
VEGLIA GIOVEDI’ SANTO 2014
La consolazione del Signore
CANTO INIZIALE: L’amore del Padre – pag. 59
INTRODUZIONE
In quest’ora ci sentiamo chiamati a stare accanto a Gesù, partecipi della sua sofferenza, accogliendo la sua richiesta di vicinanza nella preghiera. Egli è solo in quel giardino e la sua anima è triste fino alla morte. Egli ci chiede di stare con lui a condividere il suo tormento. E’ un dono bellissimo e meraviglioso che Gesù, nostro Dio e Signore, chieda proprio a noi, così fragili, la compagnia nel momento del dolore. Questa umanissima espressione del dolore non si chiude in sé stessa ma si apre alla presenza di Dio, nella preghiera.
CANTO: Signore, io ti prego – pag. 43
SALUTO DEL SACERDOTE
1° LETTORE
Dal Vangelo secondo Luca (22,39-46)
Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
Momento di silenzio per la riflessione personale
1° PREGHIERA
O Gesù, Signore Dio nostro, fa’ che quando il dolore, la sofferenza, la malattia e le difficoltà della vita ci scoraggiano e ci opprimono il cuore, non rimaniamo chiusi, schiacciati e muti nella nostra pena, ma dacci il coraggio della speranza perché guardando a te, possiamo rivolgerci con fiducia a Dio Padre, perché ci mandi il suo spirito, fonte di ogni grazia e consolazione.
2° PREGHIERA (PASCAL)
Signore, il cui spirito è così buono e dolce in tutte le cose, fammi la grazia di non comportarmi da pagano nella condizione in cui la tua giustizia mi ha ridotto. Come un vero cristiano fa’ che ti riconosca come Padre mio e Dio mio, in qualunque stato mi trovi, poiché il cambiamento della mia condizione non apporta nulla alla tua, perché tu sei sempre lo stesso Dio, sia quando affliggi che quando consoli. Tu mi hai dato la salute per servirti e io sovente ne ho fatto un uso tutto profano. Mi mandi ora la malattia per correggermi: non permettere che io ne usi per irritarti con la mia impazienza!
Allontana da me, Signore, la tristezza che l’amore di me stesso potrebbe arrecarmi per le mie proprie sofferenze e per le cose del mondo che non riuscissero di gradimento alle inclinazioni del mio cuore; ma metti in me una tristezza conforme alla tua.
Fa’ che io mi auguri salute e vita solo per impiegarla e concluderla per te, con te, e in te!
Momento di silenzio per la riflessione personale
LETTURA DI DON TONINO BELLO
Con la malattia e la sofferenza facciamo esperienza dell’umiltà, dell’abbandono, dell’affido. Chi è abituato ad una certa fierezza, ha pudore a lasciarsi servire dagli altri. Teme di dare fastidio ai parenti, agli amici. Soffre quando vede che gli altri si trovano in disagio per lui. Non sperimenta l’abbandono disteso nelle braccia dell’amico, cioè di chi ti vuol bene. Nelle braccia del Signore forse sì, ma nelle braccia dell’amico, no. Allora dobbiamo fare l’esperienza dell’abbandono. Questa esperienza dell’abbandono nelle braccia di chi ti vuol bene è segno e forse anche strumento dell’abbandono totale nelle braccia di Dio.
PREGHIERA
O Signore Gesù, tu che fosti consolato dall’angelo nel giardino degli ulivi, consentici di abbandonarci a te in ogni situazione, donaci l’umiltà di saperci affidare a te, perché fiduciosi nella tua grazia e sicuri della tua consolazione, possiamo a nostra volta consolare tutti coloro che ne hanno bisogno e che la tua provvidenza ci farà incontrare.
CANTO: Signor, fammi strumento – pag.43
2° LETTORE
LETTERA AI FILIPPESI 2,3 – 11
Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
1° COMMENTO
Gesù, Figlio di Dio, si mostra ora vero uomo e Signore della nostra umanità, e rinuncia in questo momento alla sua beatitudine Divina, perché da allora in poi anche l’uomo più angosciato e triste, possa sentirLo compagno e amico ed essere da Lui consolato.
2° COMMENTO
Eremo San Biagio
A mostrarci, incarnate in lui, le esigenze dell'amore è, quest'oggi, Gesù stesso. Nel suo essere Dio, avrebbe benissimo potuto far scendere su di noi, con benevola condiscendenza ma salvaguardando la propria dignità, le sue benedizioni e il suo aiuto. Sarebbe stato comunque un dono gratuito da apprezzare e accogliere con umile riconoscenza. Ma è proprio dell'amore abolire le distanze, fare spazio in sé perché l'altro possa dimorarvi senza sentirsi allo stretto e stabilire rapporti di reciprocità. Ed ecco Dio "svuotarsi" fino ad assumere la condizione di servo, in tutto simile all'uomo. Un abbassamento che non riusciremo mai a scandagliare fino in fondo: ne resteremmo sconvolti, beneficamente sconvolti! Ma finché non tenteremo di inoltrarci in questo mistero di annientamento volontario non capiremo la portata di quelle parole che ripetiamo con tanta leggerezza: Dio è amore, Dio mi ama! E l'amore resterà sempre per noi un mondo inesplorato di cui restiamo ai margini cercando di sostituirlo con surrogati che non appagano, anzi sviliscono e gettano in un'esistenza priva di senso.
Mi chiederò quest'oggi: quanto vuoto faccio in me perché l'altro possa abitarlo?
Fammi assaporare, almeno un poco, Signore, quel tuo svuotarti per condividere la mia situazione di precarietà, fragilità, incertezza, così da farti sentire vicino, veramente fratello amico e compagno di viaggio. Potrò così non ripetere meccanicamente che tu mi ami, ma percepirlo nell'alito della tua vicinanza.
La voce di Madre Maria Candida dell'Eucaristia , una carmelitana del XIX sec
Dinanzi agli abbassamenti del Verbo, il nostro povero intelletto si smarrisce e altro non sa fare che abbassarsi, adorare, fra tanta luce emanante dal Mistero.
Momento di silenzio per la riflessione personale
CANTO: Servo per amore – pag. 42
INTERCESSIONI DEL VENERDÌ SANTO
INTERVENTO DEL SACERDOTE
CONCLUSIONE
E noi che oggi siamo accanto a Gesù ricordando la sua sofferenza per noi, umilmente chiamati a portarGli conforto col nostro amore, possiamo sempre in ogni situazione, godere della consolazione della Sua vicinanza e portarla ai nostri fratelli.
CANTO FINALE: Vieni e seguimi – pag.51