Catechesi Quaresimale di Mons. Mario Ledda: lunedì 7 aprile
5. Lunedì 7 Aprile
LA PREGHIERA EUCARISTICA
Studio degli elementi costitutivi della Preghiera Eucaristica.
DA PRINCIPI E NORME:
48. Nell’Ultima Cena Cristo istituì il sacrificio e convito pasquale per mezzo del quale è reso di continuo presente nella Chiesa il sacrificio della Croce, [come] il Signore stesso fece e affidò ai discepoli perché lo facessero in memoria di lui.
54. La Preghiera eucaristica, cioè la preghiera di azione di grazie e di santificazione, è il momento centrale e culminante dell’intera celebrazione.
Il significato di questa preghiera è che tutta l’assemblea si unisca insieme con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il sacrificio.
55. Gli elementi di cui consta la Preghiera eucaristica sono:
a) L’azione di grazie (che si esprime specialmente nel prefazio): il sacerdote, a nome di tutto il popolo santo, glorifica Dio Padre e gli rende grazie per tutta l’opera della salvezza o per qualche suo aspetto particolare, a seconda della diversità del giorno, della festa e del Tempo.
b) L’acclamazione: tutta l’assemblea, unendosi alle creature celesti, canta o recita il Santo (Sanctus). Questa acclamazione, che fa parte della Preghiera eucaristica, è pronunziata da tutto il popolo col sacerdote.
c) L’epiclesi: la Chiesa implora con speciali invocazioni la Potenza Divina, perché i doni offerti dagli uomini vengano consacrati, cioè diventino il Corpo e il Sangue di Cristo, e perché la vittima immacolata, che si riceve nella comunione, giovi per la salvezza di color che vi parteciperanno.
d) Il racconto dell’istituzione e la consacrazione: mediante le parole e i gesti di Cristo, si compie il sacrificio che Cristo stesso istituì nell’ultima Cena, quando offrì il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino, lo diede a mangiare e a bere agli Apostoli e lasciò loro il mandato di perpetuare questo mistero.
e) L’anamnesi: la Chiesa, adempiendo il comando ricevuto da Cristo Signore per mezzo degli Apostoli, celebra la memoria di Cristo, ricordando soprattutto la sua beata passione, la gloriosa risurrezione e l’ascensione al cielo.
f) L’offerta: nel corso di questa stessa memoria la Chiesa, in modo particolare quella radunata in quel momento e in quel luogo, offre al Padre nello Spirito Santo la vittima immacolata. La Chiesa desidera che i fedeli non solo offrano la vittima immacolata, ma anche imparino ad offrire se stessi e così portino ogni giorno più a compimento, per mezzo di Cristo Mediatore, la loro unione con Dio e con i fratelli, perché finalmente Dio sia tutto in tutti.
g) Le intercessioni: in esse si esprime che l’Eucaristia viene celebrata in comunione con tutta la Chiesa, sia celeste che terrestre, e che l’offerta è fatta per essa e per tutti i suoi membri, vivi e defunti, i quali sono stati chiamati a partecipare alla redenzione e alla salvezza acquistata per mezzo del Corpo e del Sangue di Cristo.
h) La dossologia finale che esprime la glorificazione di Dio: essa viene ratificata e conclusa con l’acclamazione (Amen) del popolo.
La Preghiera eucaristica esige che tutti l’ascoltino con rispetto e in silenzio, e vi partecipino con le acclamazioni previste nel rito.
56. Poiché la celebrazione eucaristica è un convito pasquale, conviene che, secondo il comando del Signore, i fedeli ben disposti ricevano il suo Corpo e il suo Sangue come cibo spirituale.
A questo mirano la frazione del pane e gli altri riti preparatori che dispongono immediatamente i fedeli alla comunione.
a) La preghiera del Signore (o Padre nostro)
b) Segue il rito della pace: preghiera, augurio, segno di pace
c) Il gesto della frazione del pane, compiuto da Cristo nell’ultima Cena, sin dal tempo apostolico ha dato il nome a tutta l’azione eucaristica. Questo rito non ha soltanto una ragione pratica, ma significa che noi, pur essendo molti, diventiamo un solo corpo nella comunione a un solo pane di vita, che è Cristo (1Cor 10,17).
d) L’immixtio: il celebrante mette nel calice una piccola porzione dell’ostia.
e) Agnello di Dio (Agnus Dei): mentre si compie la frazione del pane e l’immixtio,
f) La preparazione personale del sacerdote, con una preghiera silenziosa. Lo stesso fanno i fedeli pregando in silenzio.
g) Quindi il celebrante mostra ai fedeli il pane eucaristico che sarà ricevuto nella comunione e li invita al banchetto di Cristo; poi insieme con essi esprime sentimenti di umiltà, servendosi delle parole del Vangelo.
h) I fedeli ricevano il Corpo del Signore con ostie consacrate nella stessa Messa, e nei casi previsti facciano la comunione al calice, perché anche per mezzo dei segni, la comunione appaia meglio come partecipazione al sacrificio in atto.
i) Il canto di comunione: esso ha lo scopo di esprimere mediante l’accordo delle voci l’unione spirituale di coloro che si comunicano, dimostrare la gioia del cuore e rendere più fraterna la processione di coloro che si accostano a ricevere il Corpo di Cristo.
j) Ultimata la distribuzione della comunione il sacerdote e i fedeli, secondo l’opportunità, pregano per un po’ di tempo in silenzio. Si può anche far cantare da tutta l’assemblea un inno, un salmo o un altro canto di lode.
K) Nell’orazione dopo la comunione, il sacerdote chiede i frutti del mistero celebrato. Il popolo fa sua l’orazione con l’acclamazione: Amen.
RITI DI CONCLUSIONE
Dalla Messa alla Vita, e la Vita nella Messa
Benedizione = fecondità
“Andate in pace” = “Camminate nella pace”
DA PRINCIPI E NORME:
57. I riti di conclusione comprendono:
a) Il saluto e la benedizione del sacerdote, che in alcuni giorni e in certe circostanze si può arricchire e sviluppare con “l’orazione sul popolo” o con un’altra formula più solenne.
b) Il congedo propriamente detto, con il quale si scioglie l’assemblea, perché ognuno ritorni alle sue occupazioni lodando e benedicendo il Signore.
Il rito di conclusione, anche se spesso è molto stringato, è il gesto sacro che fa da ponte tra la Celebrazione e la Vita: per questo ha bisogno di essere ben compreso e soprattutto ben vissuto.
In realtà si celebra nella messa ma lo si vive nella quotidianità, una volta che la Messa è terminata.
La “benedizione” deve esser compresa nel suo senso biblico, e indica l’intervento benevolo e fecondo di Dio nella storia degli uomini:
* Il Padre “amante della vita” non cessa di crearla e offrirla
* Il Cristo è venuto perché “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”
* Lo Spirito è Signore e dà la vita”.
Carichi di questa benedizione, celebrata nella memoria viva del sacrificio/banchetto eucaristico, torniamo nella storia con la responsabilità di distributori di benedizione: siamo benedetti e siamo benedicenti, riceviamo vita e siamo datori di vita.
L’espressione “Andate in pace” ha la sua fonte e il suo significato dall’uso che ne faceva Gesù, come più volte si trova nel Vangelo.
Andare in pace significa camminare nella pace, percorrere vie di pace, evitare altre vie diverse, percorrere le vie della storia offrendo pace ai nostri compagni di viaggio.
La Messa è certamente finita, perché il vivere da cristiani non si può ridurre al solo celebrare.
Ciò che deve continuare è il camminare responsabilmente lungo la faticosa via della pace.