Arcidiocesi di Cagliari Orientamenti Pastorali per l’anno 2013-2014. Lettera Pastorale dell’Arcivescovo Mons. Arrigo Miglio

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CON PAPA FRANCESCO SULLA VIA DI EMMAUS

Carissimi fratelli e sorelle,

iniziamo l’anno pastorale 2013-2014 con il cuore ancora colmo della gioia e della grazia che Papa Francesco ci ha portato con la sua visita pastorale di domenica 22 settembre.

1 – Abbiamo vissuto in prima persona la pagina evangelica di Emmaus: man mano che Papa Francesco percorreva con noi le strade di Cagliari il nostro cuore si riscaldava ed abbiamo compreso che il Papa è venuto anzitutto per “riaccendere nei nostri cuori la speranza, aprire nuovi orizzonti, che sono già presenti ma che solo l’incontro con il Risorto permette di riconoscere” (alla Facoltà Teologica). È venuto per dirci di “non lasciarci rubare la speranza, che talora è come le braci sotto la cenere: aiutiamoci con la solidarietà, soffiando sulle ceneri, perché il fuoco venga un’altra volta” (al Mondo del Lavoro). È venuto “per condividere con noi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni della nostra Isola, per confermarci nella fede”( Omelia). Ci ha chiesto di “seminare speranza… la società italiana oggi ha molto bisogno di speranza e la Sardegna in modo particolare… Come Chiesa abbiamo tutti una responsabilità forte che è quella di seminare speranza con opere di solidarietà…” (in Cattedrale). Ai giovani – ma vale per tutti – ha ricordato che “la fede in Gesù conduce a una speranza che va oltre, a una certezza fondata non soltanto sulle nostre qualità e abilità ma sulla Parola di Dio, sull’invito che viene da Lui… uscire dal nostro piccolo mondo e aprirci a Dio, per aprirci sempre più anche ai fratelli. Aprirci a Dio ci apre agli altri…”.

2 - Papa Francesco ci ha donato il suo insegnamento ma soprattutto ci ha donato se stesso, nella piena apertura all’incontro con le persone e con la sua partecipazione appassionata e sofferta ai nostri problemi. Ci ha detto e ci ha mostrato quale Chiesa siamo chiamati ad essere: questo è dunque il primo impegno per il nostro cammino pastorale, lasciarci trasformare dallo Spirito del Signore per avere quel cuore e quel volto di Chiesa che il Papa ci sta man mano presentando. Ripercorrendo i vari momenti della sua visita a Cagliari possiamo vedere in concreto proprio quel volto di Chiesa che poche settimane prima egli aveva descritto nell’intervista rilasciata al direttore della rivista Civiltà Cattolica: “Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità… la Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: «Gesù Cristo ti ha salvato!». E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia. Il confessore ad esempio corre sempre il pericolo di essere o troppo rigorista o troppo lasso. Nessuno dei due è misericordioso, perché nessuno dei due si fa veramente carico della persona. Il rigorista se ne lava le mani perché lo rimette al comandamento. Il lasso se ne lava le mani dicendo semplicemente ‘questo non è peccato’ o cose simili. Le persone vanno accompagnate , le ferite vanno curate. Come stiamo trattando il popolo di Dio? Sogno una Chiesa Madre e Pastora. I ministri della Chiesa devono essere misericordiosi, farsi carico delle persone accompagnandole come il buon samaritano che lava, pulisce, solleva il suo prossimo… la prima riforma deve essere quella dell’atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi… I Vescovi, particolarmente, devono essere uomini capaci di sostenere con pazienza i passi di Dio nel suo popolo in modo che nessuno rimanga indietro, ma anche per accompagnare il gregge che ha il fiuto per trovare nuove strade… Cerchiamo di essere una Chiesa che trova nuove strade, che è capace di uscire da se stessa e andare verso chi non la frequenta, chi se n’è andato o è indifferente. Chi se n’è andato a volte lo ha fatto per ragioni che se ben comprese e valutate possono portare a un ritorno…”.

3 – Cari fratelli e sorelle, per essere fedeli alla missione che il Signore ci affida e per camminare con la Chiesa non possiamo non considerare e confrontare i nostri impegni pastorali con il cammino ecclesiale che Papa Francesco ci propone quotidianamente. Non tenerne conto vorrebbe dire correre il serio rischio di essere una Chiesa che si fa “rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti”. Papa Francesco è rimasto molto colpito dalla carenza di lavoro che fa soffrire tutta la nostra regione: ne ha parlato nei suoi interventi e lo ha ripetuto in conversazioni private. A distanza da qualche settimana della sua visita a Cagliari, nel ripetere la sua gioia per la giornata vissuta con noi, ha nuovamente espresso la sua preoccupazione per la mancanza del lavoro e ha chiesto cosa pensiamo di poter fare come Chiesa per seguire da vicino questo problema. Abbiamo dunque un mandato preciso da parte del Papa e, prima ancora, da parte di tante famiglie e di tanti giovani. Sarà impegno specifico dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro seguire i vari aspetti di questa problematica e coinvolgere il più possibile tutta la comunità cristiana.

4 - Nello stesso spirito di prossimità e di condivisione vogliamo proseguire il cammino triennale iniziato lo scorso anno che ci condurrà al convegno ecclesiale di tutta la Chiesa che è in Italia previsto per l’autunno 2015 a Firenze, a metà del decennio dedicato all’impegno comune di “Educare alla vita buona del Vangelo”. Papa Francesco nella citata intervista al direttore della Civiltà Cattolica parla della necessità di camminare insieme, la gente, i Vescovi e il Papa, vivendo la sinodalità a vari livelli. È importante quindi prepararsi per tempo al convegno ecclesiale nazionale ma è altrettanto importante potenziare la dimensione della sinodalità anzitutto nella vita diocesana. Lo scorso anno è stato rinnovato il consiglio presbiterale e in questo anno dobbiamo arrivare al rinnovamento del consiglio pastorale diocesano. Questo è il “luogo” dove in modo più completo si possono incontrare tutte le componenti di una chiesa particolare, specialmente i laici provenienti dai diversi territori della diocesi assieme a quelli che provengono dalle diverse aggregazioni ecclesiali, per esercitare un discernimento comune sul cammino pastorale da seguire come diocesi e sul contributo da portare nell’incontro con le altre chiese, come avverrà nel convegno ecclesiale nazionale.

5 - L’asse portante del programma pastorale diocesano resta quello dell’impegno di tutti per l’Iniziazione Cristiana.

A – Abbiamo bisogno anzitutto di comprendere sempre meglio il significato di questa espressione, per non correre il rischio di intenderla solo come un nome nuovo per indicare ciò che abbiamo fatto finora. Il passaggio dal catechismo tradizionale ad un itinerario di vera iniziazione cristiana non è semplice né indolore. Questo approfondimento è necessario per i sacerdoti, i diaconi, i catechisti e dovrà avere quest’anno uno spazio particolare nei programmi dell’ufficio catechistico e negli incontri diocesani e foraniali.

B – Il cammino dell’iniziazione cristiana coinvolge tutta la comunità parrocchiale, in particolare, oltre ai bambini e ai ragazzi, le loro famiglie, i padrini, i catechisti, il parroco con i suoi collaboratori. È dunque un impegno pastorale che coinvolge un gran numero di adulti, che richiede sempre più spesso un accompagnamento personale e familiare, per la grande varietà di situazioni che incontriamo, compresi i ragazzi o gli adulti che chiedono il Battesimo e gli adulti che chiedono la Cresima. È proprio qui che siamo chiamati ad essere una Chiesa che sa accogliere, accompagnare, ma anche prevedere catechisti e percorsi diversificati, affinché nessuno rimanga indietro o escluso.

C – L’esperienza del cammino di catechesi in preparazione alla celebrazione delle nozze, la memoria del battesimo posta all’inizio del rito del matrimonio, può considerarsi la prima occasione per una riproposta ordinata e corretta del cammino di iniziazione cristiana in riferimento all’apertura al dono della vita, al sacramento del battesimo dei figli, alla cura spirituale da dedicare ad essi nei primi anni di vita. Questo percorso di riappropriazione di una fede adulta ha bisogno della presenza di coppie di coniugi cristiani all’interno della equipe in preparazione al matrimonio. La testimonianza di queste coppie diventa ancora più incisiva se si riesce a creare un collegamento tra la celebrazione del matrimonio e i primi passi delle nuove famiglie fino alla celebrazione del battesimo del primo figlio. L’accompagnamento delle famiglie iniziato quando richiedono il Battesimo per i loro figli, continua per tutto il periodo da 0 a 6 anni, con l’aiuto del catechismo previsto per tale periodo, con incontri appositi, con la vicinanza di qualche catechista, meglio se si tratta di una coppia di sposi. Su questo periodo dell’iniziazione cristiana abbiamo riflettuto nel Convegno svoltosi il 2 – 3 ottobre e durante l’anno pastorale vogliamo raccogliere e condividere a livello di vicarie le esperienze già esistenti nelle parrocchie di pastorale pre e post battesimale. Questo ci permetterà di elaborare orientamenti comuni partendo dall’esperienza concreta.

D – Un compito particolarmente urgente dell’Ufficio Catechistico è quello di offrire le linee di un progetto catechistico diocesano che possa ispirare i diversi percorsi parrocchiali. Al tempo stesso è molto sentita l’esigenza di un progetto formativo per i catechisti, sia per quelli che iniziano a svolgere questo ministero sia per quelli che lo stanno svolgendo da molto tempo.

E – Il cammino dell’iniziazione cristiana ci chiede inoltre l’impegno di saper offrire ai ragazzi e ai giovani che hanno completato l’iter sacramentale, la possibilità di continuare percorsi di vita ecclesiale e formativa: in questa prospettiva si colloca l’importanza dell’Oratorio, istituzione che può svolgere la sua funzione se accanto al sacerdote si impegnano anche le famiglie. Mi sembra importante proporre tre semplici cose.

1. Creare discussione all'interno della parrocchia con gli operatori pastorali sull'identità dell'Oratorio (guidati dal documento preparato e diffuso lo scorso anno).

2. Rendere più protagonisti i ragazzi attraverso la costituzione di gruppi di giovani animatori.

3. Aderire all'associazione diocesana oratori per lavorare insieme! L'anno scorso attraverso l'ufficio di pastorale giovanile abbiamo offerto alle nostre comunità: sacerdoti, catechisti e consigli pastorali un documento che con cinque idee cercava di fissare alcune linee orientative per iniziare ad avere in parrocchia un progetto di Oratorio. Queste idee che riguardavano l'accoglienza dei ragazzi, gli spazi, le attività ricreative, il gruppo di giovani animatori e i cammini di crescita rimangono ancora come oggetto di confronto per le nostre comunità parrocchiali. Alle parrocchie chiediamo di raccogliere la sfida che la Chiesa Italiana ha lanciato nella sua nota pastorale dedicata all'Oratorio nel cercare di rendere più protagonisti i ragazzi e i giovani delle nostre comunità. Cerchiamo innanzitutto di formare dei gruppi di giovani animatori che possano iniziare un percorso di formazione cristiana, di servizio e testimonianza così come anche Papa Francesco sta infaticabilmente suggerendo ai giovani nel suo magistero. Alle parrocchie chiediamo di accogliere l'invito ad entrare a far parte dell'Associazione Diocesana Oratori, l’intento non vuole essere quello di omologare le varie realtà presenti in diocesi ma offrire un luogo dove confrontarsi, formarsi e condividere le iniziative. Avere un progetto di Oratorio permette anche di riconsiderare serenamente quale sia l’età più opportuna per la Cresima dei ragazzi, cercando di evitare che di fatto diventi il congedo dalla parrocchia. Non va poi dimenticato che il cammino dell’iniziazione cristiana ha il suo culmine non nella Cresima ma nell’Eucaristia e pertanto occorre prevedere una rinnovata iniziazione all’Eucaristia anche per i cresimandi e per i cresimati, senza sminuire l’esperienza bella fatta con la Prima Comunione.

F - Altro motivo che ci porta a mettere al centro dei nostri impegni pastorali l’iniziazione cristiana è che un tale percorso non può considerare solo il momento del catechismo ma deve dare la stessa importanza alla vita liturgica e alla vita di carità e servizio, con particolare attenzione ad educare alla solidarietà e alla carità piena, alla luce della dottrina sociale della Chiesa.

6 - Desidero aggiungere due indicazioni particolari. La prima riguarda la centralità della Sacra Scrittura nella vita della Chiesa e quindi in tutti gli ambiti della vita pastorale. Questo significa, ad esempio, essere più attenti alla proclamazione delle letture bibliche nella liturgia, curando che vengano accolte nel silenzio e con attenzione, eventualmente presentandole prima della liturgia della Parola per facilitarne la comprensione; significa curare sempre meglio la preparazione dei lettori. In particolare si trovi l’occasione opportuna per fare una presentazione completa del Vangelo domenicale dell’anno, quello di Matteo per l’anno liturgico 2013-2014. La seconda riguarda la preghiera e in particolare il canto. Abbiamo bisogno di vivere e di offrire a tutti esperienze belle di preghiera, nelle celebrazioni liturgiche e in tutti gli altri momenti di preghiera comunitaria. Dobbiamo curare la scelta dei canti, un’esecuzione fedele allo spartito musicale, un uso discreto degli strumenti di amplificazione, il rispetto dei momenti di silenzio e di ascolto, il dovuto spazio al canto dell’assemblea dei fedeli. “Canta ma cammina – diceva S. Agostino alla sua comunità – cantiamo da viandanti; canta per alleviare le asprezze della marcia, ma cantando non indulgere alla pigrizia. Canta e cammina!” (Disc. 256).

7 - “Invece di essere solo una Chiesa che accoglie e che riceve tenendo le porte aperte, cerchiamo pure di essere una Chiesa che trova nuove strade, che è capace di uscire…” (Intervista citata di Papa Francesco). Saremo una Chiesa in cammino se accettiamo di metterci in questione, di verificare le nostre iniziative, ma non in base ai criteri dell’efficienza mondana bensì in rapporto alla Parola del Signore e al cammino da Lui percorso. Accogliere questa indicazione per me significa anzitutto intraprendere la Visita Pastorale, che con l’aiuto del Signore conto di iniziare con il nuovo anno liturgico.

8 - Camminiamo con fiducia, perché la nostra strada è quella di Emmaus, lungo la quale Gesù Risorto ci raggiunge, ci svela il senso delle Scritture e ci riscalda il cuore. Con noi è Maria: “Maria prega, prega insieme alla comunità dei discepoli e ci insegna ad avere piena fiducia in Dio, nella sua misericordia. Questa è la potenza della preghiera! Non stanchiamoci di bussare alla porta di Dio. Portiamo al cuore di Dio, attraverso Maria, tutta la nostra vita, ogni giorno. Bussare alla porta del cuore di Dio!”. Così ci ha detto Papa Francesco davanti al Santuario di N.S. di Bonaria. Preghiamo anche per lui, in modo tutto particolare: glielo abbiamo promesso! E preghiamo con lui, con la preghiera che lui ha preparato apposta per noi: Beatissima Vergine e Nostra Signora di Bonaria, a te con tanta fiducia consacro ognuno dei tuoi figli. Tu ci conosci e noi sappiamo che ci vuoi molto bene. Oggi dopo aver adorato il tuo Figlio Gesù Cristo, nostro fratello maggiore e nostro Dio, ti chiedo di volgere il tuo sguardo su tutti e su ognuno. Ti prego per ogni famiglia di questa città e di questa Regione. Ti invoco per i fanciulli e per i giovani, per gli anziani e per gli ammalati, per quelli che sono soli e per quelli che sono in carcere, per quelli che hanno fame e per coloro che non hanno lavoro, per quelli che hanno perso la speranza e per coloro che non hanno fede. Ti supplico anche per i governanti e per gli educatori. Madre Nostra, custodisci tutti con tenerezza e donaci la tua forza e tanta consolazione. Siamo tuoi figli: ci poniamo sotto la tua protezione. Non lasciarci soli nel momento del dolore e della prova. Confidiamo nel tuo cuore materno, e ti consacriamo tutto ciò che siamo e che possediamo, e soprattutto, Madre dolcissima, mostraci Gesù e insegnaci a fare sempre e solo quello che Lui ci dirà. Amen.

Cagliari, 4 ottobre 2013 S. Francesco D’Assisi, Patrono d’Italia

+ Arrigo Miglio Arcivescovo Metropolita di Cagliari

 

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